Riforma fiscale, nuova aliquota al 33%: chi ci guadagna davvero
Il MEF valuta il taglio dell’aliquota Irpef al 33% per il secondo scaglione, bonus per redditi bassi e risparmi fino a 440 euro. Tutti i dettagli della manovra.
Fonte immagine: Finanza.com
Da qualche mese, gli esperti del settore fiscale e i contribuenti più attenti discutono di un possibile taglio fiscale che potrebbe rivoluzionare il carico tributario del ceto medio. In questa prospettiva, l’idea di ridurre l’Irpef al 33% risulta particolarmente interessante per chi rientra nella fascia che va da 28.000 a 50.000 euro di reddito annuo.
Si parla di una nuova aliquota studiata appositamente per alleggerire il peso sulle famiglie e stimolare una crescita sostenibile. Tale mossa, di fatto, riguarderebbe il secondo scaglione di contribuenti, accompagnata da un potenziale risparmio annuo di circa 440 euro. Al tempo stesso, il Governo desidera mantenere la stabilità del sistema, bilanciando l’esigenza di favorire i consumi con la necessità di tutelare i conti pubblici.
Manovra 2025 e prospettive a lungo termine
Nel disegno della manovra 2025, si è deciso di non estendere la fascia intermedia fino a 60.000 euro, mantenendo un assetto a tre livelli che include l’imposta del 23% per i redditi fino a 28.000 euro e il 43% oltre la soglia dei 50.000.
Questa strategia riflette la volontà di contenere gli sbalzi di gettito, evitando di gravare eccessivamente sui contribuenti ad alto reddito. Parallelamente, l’esecutivo mira a incoraggiare i consumi interni, sperando che il ceto medio, sgravato da una pressione fiscale minore, impieghi il denaro risparmiato in settori strategici come tecnologia e servizi. In tal modo, si auspica una crescita economica più stabile e un rafforzamento del mercato interno.
Il ruolo del concordato preventivo e il Ministero Economia Finanze
Per coprire i costi di questa riforma, l’esecutivo aveva ipotizzato di far leva sul concordato preventivo biennale, un meccanismo rivolto in particolare ai titolari di partita IVA. Tuttavia, il numero di adesioni, fermo a 500.000, ha generato introiti per appena 1,3 miliardi di euro, insufficienti a finanziare completamente la nuova struttura fiscale.
Di conseguenza, il Ministero Economia Finanze sta valutando ulteriori misure di sostegno, considerando sia l’eventuale ritocco di alcune deduzioni, sia possibili strumenti di semplificazione. Questa prudenza appare indispensabile per conciliare l’esigenza di ridurre la pressione sui contribuenti e, allo stesso tempo, garantire stabilità al bilancio pubblico.
Un sostegno mirato ai lavoratori meno abbienti
Nell’ottica di un intervento più equo, il Governo ha delineato un bonus decrescente per i lavoratori che percepiscono stipendi limitati. Tale misura intende fornire un sostegno concreto ai redditi bassi, con agevolazioni che variano dal 7,1% per chi guadagna fino a 8.500 euro, al 5,3% nella fascia tra 8.500 e 15.000, fino al 4,8% per chi rientra tra 15.000 e 20.000 euro. Questa differenziazione potrebbe incentivare la mobilità sociale, offrendo ulteriori opportunità di crescita a coloro in condizioni di maggiore fragilità finanziaria.
Tutte queste iniziative confermano la volontà di dare respiro all’economia reale, benché la loro concreta attuazione dipenda dalle risorse effettivamente disponibili nei prossimi mesi. Nel complesso, sarà determinante la capacità di reperire fondi adeguati, affinché la riforma non si trasformi in un semplice annuncio privo di effetti tangibili.
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