Lavoro Pensioni Pensione anticipata a 64 anni: ecco come funziona l’opzione col TFR

Pensione anticipata a 64 anni: ecco come funziona l’opzione col TFR

Scopri come la riforma pensionistica italiana potrebbe consentire il pensionamento anticipato a 64 anni utilizzando il TFR come rendita.

16 Settembre 2025 10:00

L’ultima novità che sta facendo discutere in tema di previdenza riguarda una riforma pensionistica capace di introdurre nuove prospettive per chi guarda con interesse all’uscita dal lavoro. In un contesto di cambiamento costante, il governo italiano sta delineando una strategia che consentirebbe il ritiro anticipato a 64 anni, sfruttando una particolare opzione: trasformare il TFR in una rendita pensionistica.

Questa soluzione, seppur ambiziosa, si presenta come una possibile svolta per chi desidera agevolare la transizione verso il periodo post-lavorativo, ma nel contempo apre una serie di riflessioni su costi, sostenibilità e impatto socio-economico.

Un’opzione volontaria per lavoratori pubblici e privati

Nella cornice del disegno governativo, la proposta nasce come un’opzione volontaria: i lavoratori, sia nel settore pubblico che in quello privato, potrebbero decidere di anticipare la loro pensione anticipata a 64 anni. Non tutti, però, avranno la possibilità di cogliere i vantaggi di questo percorso. Un requisito centrale riguarda l’anzianità contributiva, con almeno 25 anni di versamenti all’attivo.

Entrano in scena, inoltre, condizioni come la trasformazione del proprio TFR in rendita e l’adeguamento ai limiti di reddito fissati dalla riforma, che prevedono un assegno pensionistico complessivo pari a circa il triplo dell’assegno sociale. Questa soglia critica potrebbe costituire un ostacolo per chi percepisce redditi modesti e per chi non ha potuto contare su carriere stabili e retribuzioni elevate.

L’uso del TFR come chiave di svolta

La trasformazione del TFR in una rendita non riguarda soltanto la prossemica di un risparmio accumulato nel tempo, ma assume un ruolo centrale nella nuova formula di uscita anticipata. In particolare, nelle imprese con più di 50 dipendenti, il TFR è accantonato presso l’INPS, favorendo una gestione più fluida dell’operazione.

Di contro, per i datori di lavoro delle piccole realtà, che spesso si affidano al TFR come risorsa di autofinanziamento, la modifica potrebbe risultare meno immediata. Il dibattito su questo aspetto è già piuttosto acceso, poiché non mancano le perplessità di chi teme un eccessivo onere finanziario a carico delle imprese minori.

Prospettive e possibili ripercussioni

La proposta di riforma si presenta, dunque, come uno strumento che potrebbe cambiare il volto del sistema previdenziale, offrendo una porta d’accesso anticipata alla pensione attraverso una rendita pensionistica supplementare. Tuttavia, non sono poche le sfumature da considerare: dall’equità sociale, all’impatto sui bilanci aziendali, fino alla concreta sostenibilità per i redditi medio-bassi.

Resta cruciale comprendere quanto la misura possa risultare realmente inclusiva e se sarà in grado di garantire benefici all’intera platea di lavoratori. L’attenzione su questo punto è alta, poiché le implicazioni economiche e sociali, nel bene e nel male, produrranno conseguenze di importanza non trascurabile per i prossimi anni.

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