Pensionati, scadenza INPS per dichiarazione redditi: cosa cambia nel 2025
Pensionati: entro il 19 settembre 2025 comunicazione redditi 2020-2021 all’INPS per non perdere prestazioni collegate e evitare recupero somme.
Fonte immagine: Finanza.com
In questi ultimi mesi, la INPS ha intensificato i controlli rivolti a chi riceve prestazioni collegate al reddito, ponendo un’attenzione particolare sulla verifica dei redditi come requisito fondamentale.
L’obiettivo è contrastare le dichiarazioni incomplete o del tutto assenti, che finora hanno permesso a diversi pensionati di percepire importi potenzialmente indebitamente erogati. Questo nuovo approccio di gestione mira a promuovere la massima trasparenza nel sistema previdenziale, invitando tutti gli interessati a fornire la documentazione necessaria entro i termini stabiliti.
La mancata presentazione dei dati economici non solo comporta il blocco di eventuali agevolazioni, ma può portare a severe conseguenze e richieste di rimborso per gli importi già ricevuti.
Controlli e procedure sanzionatorie
La novità più incisiva riguarda le trattenute sulle somme: coloro che non hanno trasmesso i dati richiesti sono già soggetti a una percentuale di detrazione sulla pensione, che potrebbe aumentare nei mesi successivi. Nei casi più gravi, si procede addirittura con la revoca prestazioni, con la conseguenza di perdere i benefici integrativi come la maggiorazione sociale o i sussidi aggiuntivi correlati alla pensione ai superstiti.
L’Istituto, in questa fase, sta adottando una linea severa ma necessaria: evitare che le risorse vengano impiegate in modo improprio e garantire che ogni erogazione risulti strettamente commisurata alle reali condizioni economiche del beneficiario.
Esclusioni e implicazioni operative
Da sottolineare, tuttavia, che alcuni trattamenti restano esclusi dai provvedimenti di sospensione e controllo. In particolare, le prestazioni di invalidità civile e gli assegni sociali non rientrano in queste misure restrittive, poiché considerate forme di sostegno indispensabili per le categorie più fragili.
Per gli altri soggetti esposti alla verifica, invece, è fondamentale comprendere come la mancata regolarizzazione possa determinare non solo pagamenti ridotti, ma anche la concreta prospettiva di un recupero coattivo delle somme percepite in eccesso. Tali operazioni, messe in atto attraverso rimodulazioni dell’importo pensionistico o specifiche cartelle di pagamento, mirano a salvaguardare l’integrità del sistema previdenziale e a prevenire abusi nell’erogazione delle risorse.
Come regolarizzare la propria posizione
La strada per evitare sanzioni e controversie rimane la tempestiva comunicazione dei dati reddituali, con particolare cura nella precisione e nella completezza delle informazioni fornite. Ogni interessato può consultare il portale ufficiale per reperire i moduli di autocertificazione e, se necessario, chiedere assistenza ai centri fiscali convenzionati.
In caso di dubbi o difficoltà, è consigliabile rivolgersi a professionisti specializzati nel settore previdenziale, in grado di offrire supporto nell’adempimento delle pratiche. Attendere troppo a lungo o omettere parte dei documenti può innescare un procedimento più gravoso, tale da tradursi in importi pensionistici ridotti e ulteriori restrizioni sul diritto a eventuali integrazioni. Inoltre, procedere per tempo con la documentazione è il metodo più efficace per evitare spiacevoli inconvenienti e tutelarsi da potenziali azioni legali dispendiose.
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