Fisco Casa Casa in affitto con muffa: responsabilità, diritti e tutele per l’inquilino

Casa in affitto con muffa: responsabilità, diritti e tutele per l’inquilino

Muffa in casa in affitto: guida ai diritti dell’inquilino, responsabilità di locatore e condominio, riduzione canone e risarcimenti.

5 Settembre 2025 09:56

La presenza di muffa è un problema diffuso che può intaccare la salubrità dell’abitazione. Soprattutto quando si vive in una casa in affitto, è naturale chiedersi come tutelarsi al meglio. Se da un lato è vero che l’inquilino ha il dovere di segnalare subito l’inconveniente, dall’altro il locatore deve garantire ambienti idonei e privi di vizi che ne compromettano l’esercizio.

Documentare la situazione con foto, relazioni tecniche e comunicazioni scritte è cruciale: ogni intervento nel merito diventa più incisivo, chiarendo chi debba farsi carico di spese e responsabilità. Non di rado, l’origine del problema riguarda infiltrazioni o parti comuni dello stabile, ipotesi in cui il condominio stesso può essere chiamato a rispondere, accollandosi le opere di ripristino o un eventuale risarcimento dei danni. È una questione che si lega tanto alle regole civili quanto alla necessità di conservare la prova di ogni passaggio.

Obblighi e possibili riduzioni

Se la situazione persiste e la muffa risulta imputabile a carenze strutturali, si può innanzitutto chiedere una riduzione del canone di locazione. Quando infatti la presenza di macchie scure e cattivo odore influisce sull’abitabilità, la difesa dell’inquilino diventa prioritaria. Fondamentale è l’immediatezza nella segnalazione: le prove raccolte (documentazione fotografica e perizie) vanno trasmesse in tempi brevi al proprietario.

In seguito, si può chiedere anche un intervento a carico della gestione condominiale, specie se il problema dipende da tubazioni comuni o da difetti costruttivi su cui i singoli condomini non hanno diretto controllo. Con la giusta perizia, infatti, la responsabilità risulta più facilmente attribuibile e, se necessario, si può avviare un percorso di mediazione.

Azione legale e risarcimenti

Talvolta, l’inquilino è costretto ad avviare un’azione legale per far valere i propri interessi, caldeggiando il riconoscimento delle spese sostenute e di un eventuale danno alla salute. Se si dimostra che l’umidità e la muffa hanno reso l’appartamento inadatto all’uso, il giudice può stabilire, a favore dell’affittuario, un risarcimento dei danni o imporre un intervento di bonifica a carico del responsabile.

Naturalmente, in questi procedimenti, ogni comunicazione intercorsa con il proprietario o l’amministratore diventa un tassello fondamentale, insieme alle analisi tecniche. In più, in casi eclatanti, si potrebbe arrivare alla risoluzione del contratto, proclamando di fatto la sua nullità per inadempienze di tipo strutturale o igienico-sanitarie.

Risoluzione del contratto

Nei casi più seri, quando le condizioni di vita diventano insostenibili e non si riesce a ottenere un miglioramento dell’immobile, l’inquilino può puntare alla risoluzione del contratto per grave inadempimento. Una casa che presenta compromissioni alla salute di chi la abita non rispetta gli obblighi legali di idoneità.

Prima di intraprendere questa strada, è buona norma tentare soluzioni bonarie, come accordi diretti con il proprietario o segnalazioni formali in assemblea condominiale. Ma se la muffa persiste causando disagi concreti, la via legale resta percorribile, così da vedere riconosciute le proprie ragioni e da ottenere, laddove spettante, un’eventuale riduzione o cessazione del rapporto locatizio.

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