Finanza Personale Big Tech cedono ai dazi di Trump per salvarsi

Big Tech cedono ai dazi di Trump per salvarsi

Dazi del 100% sui semiconduttori: Big Tech come Nvidia, AMD e Apple devono rilocalizzare la produzione e investire negli Stati Uniti.

18 Agosto 2025 10:30

Le ultime mosse dell’amministrazione Trump hanno scosso l’intero settore tecnologico, introducendo dazi significativi che colpiscono in particolare i semiconduttori. Di fronte a un panorama sempre più complesso, le aziende di Big Tech valutano come affrontare la crescente pressione dovuta ai dazi sulle catene di approvvigionamento.

Le nuove barriere commerciali puntano a proteggere l’industria locale ma sollevano interrogativi su possibili ricadute sui costi di produzione e sulla disponibilità di componenti cruciali. In questo contesto, i dirigenti insistono sulla ricerca di soluzioni che garantiscano la continuità operativa, tentando di trasformare i potenziali rischi in opportunità di lungo termine e rafforzare la loro competitività globale.

Due protagonisti del settore Big Tech, come Nvidia e AMD, hanno siglato intese con Washington per garantire la fornitura di chip avanzati verso i mercati chiave dell’Asia nonostante i dazi. Questi accordi, frutto di delicati negoziati, permettono di ridurre il rischio di carenze nelle componenti essenziali e di alleggerire la pressione sulle filiere tecnologiche internazionali.

Tuttavia, la collaborazione con le autorità statunitensi comporta anche impegni stringenti in termini di investimenti e trasparenza delle procedure. Molti osservatori ritengono che questa strategia rappresenti un compromesso intelligente: da un lato preserva l’accesso a mercati fondamentali, dall’altro favorisce nuovi piani di sviluppo industriale sul territorio americano.

Dazi e Big tech: rilocalizzazione e investimenti

In parallelo, Apple ha annunciato un piano di sostegno alla rilocalizzazione con un investimento pluriennale nell’ordine di cento miliardi di dollari. Questa mossa ambiziosa mira a consolidare la produzione interna, accorciando la catena di approvvigionamento e rafforzando ulteriormente la reputazione del colosso di Cupertino come leader nel campo dell’innovazione.

Gli analisti sottolineano come, seppur dispendioso in fase iniziale, un simile approccio possa offrire vantaggi nel medio e lungo periodo. Un consolidamento più stretto delle operazioni produttive, infatti, potrebbe tradursi in maggiore controllo sulla qualità dei prodotti e in una riduzione della dipendenza da fonti esterne, rendendo più resilienti i processi aziendali.

Resta però aperta la questione degli investitori, preoccupati dall’impatto dei costi immediati e dalla possibilità di volatilità borsistica. Sebbene la produzione USA di Big Tech offra prospettive interessanti, la pressione per mantenere i margini di profitto e fronteggiare la concorrenza asiatica nonostante i dazi rimane elevata.

Il timore di un’eventuale escalation delle politiche commerciali alimenta ulteriori dubbi sul quadro futuro, condizionando negoziazioni e valutazioni di portafoglio. Molti esperti suggeriscono che la cautela degli operatori finanziari potrebbe prolungarsi finché non emergeranno segnali concreti di stabilità, spingendo le aziende tecnologiche a dimostrare la sostenibilità economica delle proprie scelte in un ambiente di continuo cambiamento.

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