Fisco Tasse e imposte Aumentano le case abbandonate per evitare di pagare l’IMU

Aumentano le case abbandonate per evitare di pagare l’IMU

Analisi delle strategie per evitare l'IMU in Italia: accatastamento come unità collabenti, demolizioni, esenzioni e impatti sul mercato immobiliare.

31 Luglio 2025 09:30

La crescente presenza di case abbandonate non è soltanto il segnale di un cambiamento estetico nelle nostre città, ma anche di un profondo mutamento strategico da parte di chi possiede immobili in Italia. Negli ultimi anni, la pressione fiscale legata all’IMU ha spinto numerosi proprietari a cercare soluzioni creative, talvolta estreme, per alleggerire il proprio carico tributario.

Un tempo, l’attenzione era rivolta quasi esclusivamente all’affitto o alla vendita, ma oggi si assiste a un ricorso più frequente a deroghe, ristrutturazioni parziali e addirittura demolizioni pianificate. L’obiettivo è ridurre il valore catastale, contenere i costi e, in certi casi, sfruttare la normativa a proprio vantaggio. Tuttavia, tali scelte comportano rischi per chi le attua, e chiama in causa i Comuni, costretti a fare i conti con entrate decrescenti e un preoccupante incremento di aree in disuso.

Strategie e ripercussioni

Una delle mosse più diffuse riguarda la trasformazione degli edifici in unità collabenti, ossia fabbricati che risultano ufficialmente fatiscenti e privi di rendita catastale. Questa pratica in rapido aumento consente una riduzione significativa del carico erariale, ma comporta procedure peculiari e la necessità di dimostrarne l’effettivo degrado strutturale. A onor del vero, alcuni Comuni hanno scelto di tassare comunque il suolo, seppur con aliquote ridotte.

Non mancano poi i casi in cui i contribuenti optano per vere e proprie esenzioni IMU, sfruttando norme speciali come quelle rivolte a immobili inagibili o inabitabili, accompagnate da una documentazione dettagliata. Questi escamotage, tuttavia, innescano effetti a catena sulle città: la presenza di fabbricati formalmente abbandonati crea un vuoto urbano, alimentando fenomeni di degrado e complicando gli interventi di riqualificazione.

Le scelte più drastiche

La demolizione degli immobili è la soluzione più radicale: eliminare del tutto un fabbricato significa cancellare l’obbligo fiscale, ma comporta oneri ingenti e procedure complesse da gestire. Le organizzazioni di settore segnalano un incremento notevole di richieste di abbattimento, indice di una tendenza volta a preservare esclusivamente i terreni edificabili in chiave speculativa.

Nel lungo periodo, l’effetto di questa strategia sul mercato immobiliare può essere duplice: se da un lato riduce l’offerta di edifici disponibili, dall’altro contribuisce a concentrare i capitali su progetti di nuova costruzione, polarizzando ulteriormente le aree urbane. È una dinamica delicata, in cui si intrecciano interessi finanziari e scelte amministrative, non sempre facili da bilanciare.

Prospettive e consigli

In questo contesto, si collocano i proprietari immobiliari che si ritrovano a dover soppesare vantaggi fiscali contro la salvaguardia del patrimonio. La complessità del quadro normativo diventa ancora più evidente quando si entra nel campo dell’occupazione abusiva: per gli immobili indifendibili o a rischio, il legislatore offre alcuni canali di tutela, ma servirsi di tali norme in modo improprio può spalancare le porte a contenziosi e problemi legali.

Diventa allora cruciale avvalersi di una consulenza professionale, capace di valutare ogni singolo caso sotto il profilo tecnico, economico e giuridico. È solo con un approccio strutturato che si può sperare di individuare una soluzione equilibrata, che salvaguardi gli interessi dei singoli senza compromettere la vitalità delle nostre città.

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