Finanza Personale Pagamenti digitali Marche da bollo e POS: perché i tabaccai restano contrari

Marche da bollo e POS: perché i tabaccai restano contrari

Scopri perché molti tabaccai rifiutano il pagamento elettronico per le marche da bollo: margini ridotti, costi POS e normative a confronto.

14 Luglio 2025 10:00

La questione dei pagamenti elettronici legati alle marche da bollo ha innescato un vivace dibattito sul ruolo dei tabaccai come intermediari finanziari di prossimità.

Molti esercenti lamentano guadagni irrisori – basta pensare a una marca da bollo da 2 euro che lascia un margine di pochi centesimi – e si trovano a fronteggiare un obbligo normativo che impone di accettare carte e bancomat per importi anche minimi. Questo scenario non solo pesa sul piano economico, ma rischia di tenere lontana una parte di clientela che preferirebbe modalità tradizionali di pagamento.

In un contesto in cui lo Stato preme per una digitalizzazione capillare, il dubbio nasce spontaneo: come garantire la costante operatività di un servizio essenziale se i costi di gestione superano i ricavi?

Micro-margini e incidenza delle commissioni

Il cuore del problema risiede nelle commissioni bancarie, che possono raggiungere percentuali tali da erodere interamente il profitto derivante dalla vendita di valori bollati. Le attività di vicinato, già gravate da un margine lordo intorno al 5%, si trovano spesso in una spirale di sostenibilità precaria, poiché il semplice pagamento elettronico costringe a rivedere i conti.

A fronte di un guadagno di appena dieci o venti centesimi per marca, l’onere della commissione può trasformare l’operazione in una vendita in perdita. Per chi gestisce una piccola tabaccheria, ogni esborso si somma a spese di gestione, affitti e tasse, creando un cortocircuito economico che evidenzia la necessità di soluzioni più eque.

La posizione degli operatori di settore

Non stupisce, dunque, che la Federazione Italiana Tabaccai continui a sollevare interrogativi su questo obbligo. L’associazione di categoria sottolinea come i propri associati siano concessionari dello Stato e, in quanto tali, non dovrebbero essere costretti a operare in perdita.

Nel 2022 si era assistito a un’esenzione per le sigarette e per i valori bollati, ma oggi questa deroga non sembra più applicabile. Evidenziare le possibili criticità è fondamentale, perché una rete di commercianti in difficoltà potrebbe tradursi in disservizi per l’utenza. In un simile quadro, spicca l’importanza di riconsiderare la struttura dei costi per evitare di penalizzare chi offre un servizio pubblico essenziale.

Percorsi di riforma e prospettive future

L’adozione di incentivi fiscali, accompagnata a una rinegoziazione delle commissioni sui micropagamenti, potrebbe allentare la morsa e restituire centralità al POS come strumento di pagamento pratico e vantaggioso. Interventi mirati su servizi basilari, come la riduzione dei balzelli fissi, garantirebbero un equilibrio sostenibile tra tecnologia e vicinanza al cittadino.

In questo modo si favorirebbe l’innovazione senza penalizzare categorie commerciali già provate dalla concorrenza e dall’inflazione. Perché, in fin dei conti, la modernizzazione dei sistemi di transazione non può prescindere dalla sostenibilità economica, un valore inderogabile sia per chi compra sia per chi vende, soprattutto quando si tratta di micro-pagamenti quotidiani che toccano le fasce più ampie della popolazione.

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