Azioni europee rinascono: la nuova ondata di capitali
Le azioni europee superano quelle USA: raccolta in aumento, valutazioni basse e nuove opportunità d'investimento. Scopri i dati e i trend.
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L’aria frizzante nei corridoi finanziari d’Europa racconta di un rinnovato entusiasmo che sembra voler ribaltare certi pronostici. Dopo anni passati ad ammirare da lontano i colossi made in USA, il Vecchio Continente sta mettendo in luce un potenziale capace di rivitalizzare le azioni europee e orientare il baricentro delle grandi transazioni internazionali.
Nel 2025, i dati testimoniano una crescita significativa: 36 miliardi di euro raccolti nel primo trimestre, con un incremento del 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli investitori guardano con attenzione a questa evoluzione, consapevoli che il nuovo flusso di capitali verso le azioni europee possa apportare vantaggi non solo alle grandi multinazionali, ma anche alla filiera industriale locale, storicamente pilastro della competitività europea.
Azioni europee: la trasformazione del mercato
A dare vigore a questa svolta è l’espansione per le azioni europee del mercato dei capitali, dove le offerte secondarie sono schizzate a quota 30,3 miliardi di euro, mentre le IPO, seppur in leggero calo, confermano lo slancio complessivo.
Tuttavia, secondo le più recenti analisi AFME, soltanto il 10,3% del credito alle imprese europee proviene da strumenti finanziari quotati, in flessione rispetto al 14% del 2021. Questa continua dipendenza dal canale bancario tradizionale enfatizza la necessità di nuove politiche d’incentivo, capaci di ampliare l’accesso ai fondi e alzare il livello di performance azionaria.
Eppure, mai come ora, i riflettori sono puntati su realtà in ascesa che prediligono strutture di finanziamento più flessibili e reattive ai movimenti globali.
I numeri dietro le opportunità
Sul fronte del private equity, il divario tra Stati Uniti ed Europa resta tangibile: si parla di 650 miliardi di dollari investiti oltreoceano nei primi tre trimestri del 2024, contro i 413 miliardi approdati sulle sponde europee.
Ma ciò che cattura l’attenzione delle azioni europee è, soprattutto, il rapporto prezzo utili inferiore a 15, nettamente distante dai 25 punti medi delle società statunitensi. Questo gap, spesso interpretato come sintomo di minor appeal, può invece tradursi in un segnale confortante per chi cerca opportunità di medio-lungo termine, specialmente in settori che godono di un vantaggio competitivo consolidato. L’assenza di un massiccio comparto tech, se da un lato incide sulle valutazioni, dall’altro apre orizzonti diversificati nei settori farmaceutico, manifatturiero e dei servizi.
Uno sguardo al futuro
Lo scenario del 2025 sta delineando un possibile sorpasso epocale, con l’Europa pronta a ridurre lo storico gap con gli Stati Uniti e a offrire interessanti opportunità di investimento. L’attenzione sempre più marcata alle questioni ESG, la spinta verso l’innovazione tecnologica e la tradizionale solidità di molte aziende del continente potrebbero sostenere questa tendenza verso le azioni europee.
Se la strada verso un assetto a pieno regime è ancora lunga, i numeri incoraggianti del nuovo anno suggeriscono che i capitali stranieri stanno tornando a guardare all’Europa non più come un’opzione di ripiego, ma come un territorio in rapido fermento, desideroso di consacrare la propria posizione nei mercati mondiali.
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