Buoni pasto, novità da settembre: cosa cambia e chi ci guadagna
Una nuova norma impone un tetto del 5% alle commissioni sui buoni pasto dal 1° settembre 2025. Ecco l’impatto su ristoranti, aziende e player come Edenred.
Fonte immagine: Finanza.com
Una rivoluzione si profila all’orizzonte nel mercato legato ai buoni pasto, grazie a un nuovo tetto alle commissioni che cambierà gli equilibri tra esercenti e società emettitrici. Il limite del 5% sulle trattenute, introdotto dal Ddl Concorrenza, mette in discussione le dinamiche che per anni hanno caratterizzato un sistema da 4 miliardi di euro annui, impattando su oltre 3,5 milioni di lavoratori.
Lo scopo principale è quello di salvaguardare il welfare aziendale e assicurare condizioni più eque a tutti gli attori del comparto. Le aziende, da un lato, e i locali convenzionati, dall’altro, potrebbero assistere a una sensibile trasformazione delle pratiche contrattuali, con conseguenze sia a livello operativo sia di strategia commerciale.
Le nuove scadenze
Il periodo transitorio fissato fino al 31 agosto 2025 rappresenta una fase di aggiustamento cruciale. In questo arco di tempo, tutti i contratti esistenti rimarranno validi, consentendo agli operatori di adattarsi progressivamente.
Dal 1° settembre 2025, tuttavia, le società potranno recedere dagli accordi in essere senza dover corrispondere indennizzi, aprendo la strada a nuove negoziazioni orientate alla sostenibilità economica e alle esigenze concrete degli operatori. È un vero spartiacque che impone a ristoranti, bar e supermercati di rivedere le stime sui margini di guadagno, valutando attentamente i volumi di incasso e la taratura dei prezzi al pubblico.
Impatto economico e strategie
L’effetto di questa riforma si preannuncia di vasta portata. I principali emettitori, come Edenred, si aspettano una contrazione dell’EBITDA compresa tra 60 e 120 milioni di euro entro il 2025, segno che il nuovo vincolo sulle commissioni inciderà sensibilmente sui bilanci. Nel contempo, si stima che per le aziende che acquistano i voucher si possa verificare un incremento dei costi pari ad almeno 180 milioni di euro nel primo anno di applicazione delle regole.
Sul versante degli esercenti, il potenziale risparmio potrebbe toccare i 400 milioni di euro annui, una cifra che conferma la portata di questo intervento normativo e suggerisce un possibile riequilibrio del mercato.
Prospettive future
Con l’avvicinarsi della scadenza, gli operatori dovranno riconsiderare la propria strategia in chiave competitiva. Per le società emettitrici, si prospetta la necessità di ridisegnare i modelli di business, puntando su servizi a valore aggiunto e riducendo la dipendenza dalla marginalità storica.
Gli esercenti, dal canto loro, potrebbero cogliere nuove opportunità di fidelizzazione dei clienti, offrendo formule più vantaggiose o integrando tecnologie innovative. In definitiva, questo riassetto normativo si candida a rimodellare un settore nevralgico per i servizi ai lavoratori, in cui la ricerca dell’equilibrio tra sostenibilità economica e qualità del servizio diventa un fattore decisivo per competere nel lungo periodo.
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