Lavoro Pensioni Pensione di invalidità, cambiano gli importi minimi: le novità

Pensione di invalidità, cambiano gli importi minimi: le novità

Scopri come cambia l’assegno ordinario di invalidità dopo la sentenza 94/2025: nuovi importi minimi, limiti di reddito e beneficiari.

8 Luglio 2025 16:30

La recente svolta giuridica che interessa l’assegno ordinario di invalidità segna una tappa epocale per il sistema previdenziale italiano. La sentenza 94/2025 della Corte Costituzionale ha finalmente messo fine a una lunga stagione di disparità, aprendo la strada a una piena equiparazione dei diritti per tutti i lavoratori, a prescindere dalla data di inizio della loro contribuzione.

Si tratta di una novità che, per la sua portata, va ben oltre la semplice modifica normativa: siamo di fronte a un cambio di paradigma, una risposta concreta alle esigenze di tutela e dignità dei soggetti più fragili della nostra società.

Fine delle discriminazioni nel sistema contributivo

Per anni, chi aveva maturato i requisiti contributivi esclusivamente dopo il 1° gennaio 1996 si è visto negare la possibilità di accedere all’integrazione al trattamento minimo, diritto riservato invece a chi rientrava nel sistema retributivo o misto. La Corte, con una decisione che possiamo definire storica, ha sancito che non vi possono essere cittadini di serie A e cittadini di serie B quando si parla di diritti fondamentali.

L’importo minimo nel 2025 è fissato a 603,40 euro mensili (pari a 7.844,20 euro annui) rappresenta oggi un punto fermo, una soglia di tutela che non può più essere negata a nessuno. Questa misura, in fondo, è un riconoscimento concreto del valore sociale del lavoro e della necessità di garantire condizioni di vita dignitose anche a chi, per ragioni di salute, si trova in una posizione di maggiore vulnerabilità.

Requisiti e limiti reddituali: cosa cambia per i beneficiari

Non meno importante è la ridefinizione dei limiti di reddito. La Corte ha chiarito che l’accesso all’integrazione spetta a chi non supera un reddito personale di 14.005,94 euro, o 21.008,91 euro se coniugato. Questo aspetto merita di essere sottolineato con forza, perché rappresenta un punto di equilibrio tra il principio di universalità della tutela e la necessità di destinare le risorse pubbliche a chi ne ha effettivamente bisogno.

Resta ferma la compatibilità dell’assegno con lo svolgimento di attività lavorativa, seppur con possibili riduzioni dell’importo in base al reddito percepito, a conferma di una visione inclusiva e non punitiva della disabilità.

Decorrenza e rapporti con la pensione di vecchiaia

Un elemento da non trascurare riguarda la decorrenza della nuova disciplina: la Consulta ha stabilito che gli effetti della sentenza si applicano esclusivamente agli assegni liquidati dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, escludendo la possibilità di ottenere arretrati per periodi precedenti. Questo passaggio, pur lasciando un po’ di amaro in bocca a chi sperava in una retroattività, garantisce comunque una maggiore certezza del diritto.

Da ricordare, infine, che l’assegno ordinario di invalidità può essere trasformato in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi, offrendo così una continuità di tutela fondamentale per chi si trova a dover affrontare un percorso di vita segnato dalla fragilità, ma anche dalla speranza di un futuro più giusto.

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