Italia, l’ondata di caldo costerà l’1,2% del PIL
L'Italia subirà un calo del PIL dell'1,2% entro il 2025 a causa delle ondate di calore: cosa può mitigare le perdite economiche.
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Il caldo record non è più una notizia isolata, ma una realtà che bussa con forza alle porte dell’economia italiana. In un mondo dove le ondate di calore diventano la nuova normalità, l’impatto sulla nostra produttività e sul tessuto economico si fa sempre più evidente, lasciando poco spazio all’ottimismo. Non si tratta solo di un fastidio stagionale: è una vera e propria emergenza che rischia di mettere in ginocchio interi settori, dalla manifattura all’agricoltura, fino ai servizi.
Gli ultimi dati parlano chiaro: nel 2021 si sono perse 470 miliardi di ore lavorative a livello globale, un numero che si traduce in circa 80 milioni di posti di lavoro evaporati sotto il sole cocente.
L’Italia, in questo scenario, paga il prezzo più alto in Europa: si prevede una contrazione del PIL dell’1,2% entro il 2025, il doppio rispetto alla media continentale. Numeri che non lasciano spazio a dubbi: il caldo non fa sconti a nessuno, ma da noi il conto è ancora più salato.
Dal 1980 al 2023, i danni economici legati agli eventi estremi hanno già raggiunto la cifra impressionante di 134 miliardi di euro, un macigno che pesa sulle spalle di imprese e famiglie.
Ondata di caldo in Italia: lavoro e stress termico, una combinazione esplosiva
Non serve essere esperti per capire che la produttività del lavoro crolla quando il termometro supera i 32°C. Gli studiosi lo spiegano senza mezzi termini: si tratta di una perdita paragonabile a mezza giornata di sciopero, con effetti a catena su tutta la filiera produttiva.
E se pensiamo che queste temperature sono destinate a diventare sempre più frequenti, il quadro si fa ancora più allarmante. Non è più il caso di rimandare: serve una svolta nell’organizzazione del lavoro e delle infrastrutture durante le ondate di caldo, perché il rischio è quello di ritrovarsi impreparati di fronte a una crisi annunciata.
Adattamento cambiamenti climatici: le mosse per non restare indietro
A differenza di altri disastri naturali, le ondate di caldo offrono un margine di previsione che non possiamo permetterci di sprecare. È qui che entra in gioco l’adattamento hai cambiamenti climatici: rimodulare gli orari di lavoro, puntare su sistemi di raffreddamento passivo e investire in aree verdi urbane sono strategie che possono fare la differenza.
Non si tratta di semplici accorgimenti, ma di scelte cruciali per proteggere la nostra economia e garantire un futuro sostenibile. In un’Italia che deve fare i conti con una realtà sempre più rovente, agire ora significa non solo limitare i danni, ma anche cogliere l’opportunità di costruire un modello di sviluppo più resiliente e innovativo.
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