Finanza Personale Truffa Amazon: finti sconti e IBAN falsi, rubati 70 mila euro

Truffa Amazon: finti sconti e IBAN falsi, rubati 70 mila euro

Scopri come una truffa su Amazon ha ingannato centinaia di clienti, con Iban modificati e offerte false con una frode da 70mila euro svelata.

9 Giugno 2025 09:41

Nel panorama sempre più intricato dell’e-commerce, la truffa di Amazon scoperta dalla Guardia di Finanza si staglia come un campanello d’allarme che non può e non deve essere ignorato. Non si tratta, infatti, di una delle solite frodi digitali di basso profilo: qui siamo di fronte a un’operazione di precisione chirurgica, che ha messo in ginocchio per qualche ora i sistemi di pagamento di uno dei colossi mondiali della vendita online.

Una vicenda che ha lasciato dietro di sé una scia di oltre 70 mila euro sottratti, centinaia di clienti beffati e, soprattutto, una lunga ombra sulla sicurezza dei nostri acquisti digitali.

Truffa Amazon: cosa è successo

Ma andiamo con ordine. Tutto prende il via, quando una cinquantenne romana, riesce a infilarsi come un ladro nella notte nei meccanismi di Amazon Payments. In pochi, rapidissimi passaggi, la donna non solo manipola le credenziali dei venditori, ma arriva addirittura a sostituire gli Iban modificandoli con i propri.

E così, mentre i clienti, ignari, procedevano con i loro acquisti  su  attratti da sconti irripetibili, i pagamenti prendevano una direzione ben diversa da quella sperata: invece di finire nelle casse dei venditori legittimi, venivano dirottati sui conti personali della truffatrice. Una frode informatica in piena regola, orchestrata con una destrezza che ha lasciato interdetti anche gli investigatori più esperti.

A smascherare l’intera operazione è stato un venditore, che si è accorto quasi per caso di strani sconti applicati ai suoi prodotti senza alcuna autorizzazione. Da lì, il passo verso la denuncia è stato breve, e a questa si sono aggiunte in fretta le segnalazioni di decine di clienti rimasti a mani vuote. A quel punto, la macchina investigativa della Guardia di Finanza si è messa in moto, seguendo la scia digitale lasciata dalla truffatrice e ricostruendo ogni passaggio della sua attività illecita.

Un ruolo di primo piano, in questa storia, lo ha giocato anche Amazon stessa, che si è costituita parte civile nel processo e ha provveduto a rimborsare tutti i clienti coinvolti. Un gesto che va oltre il semplice risarcimento economico: è un segnale forte, una dichiarazione d’intenti a tutela della fiducia che milioni di utenti ripongono ogni giorno nella piattaforma. Tuttavia, il caso ha inevitabilmente acceso i riflettori su un tema quanto mai attuale: quello della sicurezza informatica nei sistemi di pagamento digitali.

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