Fisco Come vengono tassate le prestazioni dei professionisti all’estero?

Come vengono tassate le prestazioni dei professionisti all’estero?

Scopri come vengono tassate le prestazioni dei professionisti italiani all'estero e quali sono i loro obblighi con il fisco.

6 Giugno 2025 10:00

Navigare nel labirinto del fisco internazionale può sembrare un’impresa da veri esploratori, soprattutto per i professionisti italiani che si trovano a lavorare all’estero. In questo scenario globale, una parola d’ordine spicca su tutte: tassazione mondiale. Chi risiede fiscalmente in Italia, infatti, è chiamato a dichiarare e a pagare le imposte su ogni reddito, a prescindere da dove venga generato.

L’Italia, in linea con la maggior parte delle economie avanzate, pretende che vengano tassate le prestazioni dei professionisti fuori dal paese e non dimentichino nessun euro guadagnato, sia che arrivi da una consulenza a Berlino, sia che derivi da un progetto svolto a New York.

Professionisti all’estero e la base fissa

Ma quando il gioco si fa duro? Il nodo centrale si chiama base fissa. Se un professionista apre una sede stabile, anche piccola, all’estero, i redditi prodotti attraverso quella struttura non saranno più di esclusiva competenza del Fisco italiano. Sarà il paese ospitante a reclamare la sua parte di imposte, in virtù del fatto che il lavoro è stato svolto sul suo territorio.

Il rischio che vengano tassate due volte le prestazioni è dietro l’angolo. Proprio per evitare questa trappola, sono nate le Convenzioni Internazionali contro la doppia imposizione, basate sul modello OCSE. Questi accordi stabiliscono chi, tra i due stati coinvolti, ha il diritto di tassare il reddito e in quali proporzioni. In linea generale, se non esiste una base fissa all’estero, la tassazione resta in capo all’Italia; se invece la base c’è, allora sarà il paese estero a battere cassa.

Quando entra in gioco il credito di imposta

A questo punto entra in scena il credito d’imposta, uno degli strumenti più efficaci per evitare di finire stritolati tra le maglie della burocrazia fiscale internazionale. Grazie al credito d’imposta, il professionista italiano può “scaricare” dalle imposte dovute in Italia quelle già versate all’estero, ovviamente entro certi limiti previsti dalla normativa. Questo meccanismo rappresenta una vera e propria valvola di sicurezza, garantendo che il peso fiscale complessivo resti sostenibile e che la voglia di lavorare all’estero non venga soffocata da una pressione tributaria eccessiva.

La tassazione mondiale non è solo una questione di obblighi, ma anche di opportunità. Gestire correttamente i propri redditi esteri, saper distinguere quando si configura una base fissa e utilizzare in modo intelligente il credito d’imposta sono competenze imprescindibili per chi vuole lavorare senza confini, massimizzando le proprie entrate e minimizzando i rischi. Il mondo è sempre più piccolo, ma il Fisco resta sempre all’erta: meglio arrivare preparati, per non farsi trovare mai impreparati.

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