Finanza Personale Fed tra inflazione e recessione: cosa può succedere ai tassi nel 2025

Fed tra inflazione e recessione: cosa può succedere ai tassi nel 2025

La Fed analizza inflazione e recessione, tra politica monetaria restrittiva e possibili tagli ai tassi entro fine anno.

30 Maggio 2025 11:00

Navigare in mare aperto quando il vento cambia direzione: questa è la sensazione che si respira oggi tra i banchi della Fed, la banca centrale americana, alle prese con una situazione che definire complessa sarebbe riduttivo.

In un contesto in cui i tassi di interesse si attestano al 4,48%, mentre il quadro macroeconomico si fa sempre più nebuloso, il timore che l’onda lunga dell’inflazione possa trasformarsi in una tempesta perfetta è tutt’altro che remoto.

Eppure, nonostante le nubi all’orizzonte, la politica monetaria resta ancorata a un approccio di cautela, in attesa che i dati dissipino almeno in parte la foschia che avvolge le prospettive future.

Crisi in vista? La Fed cammina sul filo tra crescita e inflazione

Non è un mistero che negli ultimi mesi la parola d’ordine sia stata incertezza. Lo si percepisce chiaramente nei verbali della riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 6-7 maggio 2025, dove emerge un quadro a tinte fosche: le previsioni sull’inflazione sono state riviste sensibilmente al rialzo per l’anno in corso, mentre sul fronte della crescita economica si fanno strada dubbi sempre più marcati. La sensazione, tra gli addetti ai lavori, è che la Fed si trovi costretta a camminare su un filo sottile, cercando di non perdere l’equilibrio tra la necessità di contenere le spinte inflazionistiche e quella di evitare che la locomotiva americana deragli verso la recessione.

A complicare ulteriormente il quadro, ci si mettono le tensioni commerciali e l’incognita dei dazi, che come un macigno rischiano di appesantire ulteriormente il già fragile scenario internazionale. Jerome Powell, presidente della Fed, non ha nascosto le sue preoccupazioni: “Un aumento dei dazi potrebbe innescare una nuova fiammata inflazionistica, rallentare la crescita e far salire la disoccupazione.” Un monito che suona come un campanello d’allarme per i mercati, già messi a dura prova da un sentiment di rischio in netto deterioramento, come dimostrano le recenti performance negative di Wall Street e il rialzo dei rendimenti dei Treasury.

Fed in equilibrio precario: perché la politica monetaria è a rischio

In questo clima, la politica monetaria della Fed si fa sempre più simile a un gioco di prestigio: da un lato si cerca di mantenere i tassi di interesse su livelli sufficientemente restrittivi da non alimentare ulteriormente l’inflazione, dall’altro si lascia aperto uno spiraglio a possibili interventi correttivi, qualora la situazione dovesse precipitare. Non a caso, i documenti ufficiali parlano della possibilità di “uno o due” tagli dei tassi di interesse entro la fine dell’anno, una mossa che potrebbe rivelarsi fondamentale per evitare che il motore dell’economia si spenga del tutto.

Ma, come spesso accade quando la posta in gioco è alta, le decisioni della Fed vengono prese con il contagocce. I banchieri centrali, ben consapevoli dei rischi di un intervento troppo precipitoso, preferiscono adottare una strategia attendista, aspettando che il quadro internazionale si faccia più chiaro. Nel frattempo, la parola d’ordine resta flessibilità: solo così si potrà rispondere con tempestività agli eventuali scossoni che potrebbero arrivare sia dal fronte interno che da quello globale.

Inflazione ostinata, crescita debole: le sfide della Fed per il 2025

Il punto nodale, tuttavia, resta la gestione dell’inflazione. Una dinamica che, negli ultimi mesi, ha assunto contorni sempre più sfuggenti: se da un lato le pressioni sui prezzi sembrano aver trovato una nuova linfa nelle tensioni commerciali e nell’incertezza sulle catene di approvvigionamento, dall’altro la crescita economica mostra segni di affaticamento, con la disoccupazione in aumento e il rischio di una recessione che torna a farsi concreto. Non è un caso che la Fed sia costretta a “valutare compromessi difficili”, come si legge nei verbali del FOMC, bilanciando con attenzione il controllo dei prezzi e il sostegno all’economia reale.

Sul fronte dei tassi di interesse, la situazione resta in continua evoluzione. Gli analisti si dividono tra chi prevede una riduzione graduale per dare ossigeno ai mercati e chi, invece, teme che un allentamento troppo rapido possa riaccendere la miccia dell’inflazione. In questo scenario, la Fed si trova a dover fare i conti con una serie di variabili difficili da prevedere: dall’andamento dei consumi interni alle ripercussioni delle scelte di politica commerciale, passando per l’evoluzione dei prezzi delle materie prime e il sentiment degli investitori.

Se vuoi aggiornamenti su Finanza Personale inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.