Wall Street chiude settimana di buy. American Express vola (+10%). Attesa per il Fed Day
Wall Street in ripresa, pronta a chiudere una settimana all’insegna degli acquisti.
Il sentiment sulla borsa Usa rimane positivo. Alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones avanza dello 0,28%, il Nasdaq sale dello 0,59%, lo S&P 500 fa +0,42%.
Ieri l’indice Dow Jones ha guadagnato più di 205 punti (+0,61%), riportando la quinta sessione consecutiva di rialzi, la più lunga dal mese di ottobre. Lo S&P 500 è salito dell’1,10%, mentre il Nasdaq, sostenuto dal boom di buy su Tesla post trimestrale (titolo +11% circa), è balzato dell’1,76%.
Dall’inizio della settimana, il Dow Jones e lo S&P 500 hanno incassato rispettivamente rialzi dell’1,7% e del 2%, mentre il Nasdaq ha segnato un rally del 3,2%, e si avvia a concludere il mese migliore dallo scorso luglio.
Alle 13.27 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones, sullo S&P 500 e sul Nasdaq riflettono la cautela degli investitori, ma le vendite sono limitate.
“Il rally dell’azionario di quest’anno è impressionante e non dovrebbe essere ignorato – ha commentato in una intervista rilasciata a Bloomberg Chris Zaccarelli, responsabile della divisione di investimenti di Independent Advisor Alliance, in una nota riportata dalla Cnbc – Purtroppo, probabilmente la Fed tornerà a zavorrare il mercato, già all’inizio della prossima settimana, dunque teniamoci pronti a una volatilità anche per quest’anno. Potremmo trovarci nell’occhio del ciclone e non del tutto fuori dai guai”.
Sul Dow Jones attenzione ad American Express: il colosso finanziario americano ha deluso le stime sugli utili e sul fatturato del quarto trimestre, ma ha sorpreso positivamente con un outlook migliore delle attese per il 2023, annunciando anche un aumento dei dividendi pari al +15%. Il titolo vola di quasi il 10%.
Il Nasdaq sconta oggi i forti sell sul titolo Intel (in calo di quasi il 10% nelle contrattazioni dell’afterhours), dopo che il colosso dei chip ha riportato conti relativi al quarto trimestre del 2022 e un outlook sul primo trimestre del 2023 piuttosto deprimenti. Effetto Intel anche su altri titoli chip, come Advanced Micro Devices e Nvidia.
Intel ha annunciato di aver concluso gli ultimi tre mesi dell’anno scorso con un eps su base adjusted di 10 centesimi, la metà rispetto ai 20 centesimi attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv.
Il gigante dei semiconduttori ha riportato nel quarto trimestre del 2022 una perdita netta di 664 milioni di dollari, rispetto agli utili di $4,62 miliardi dello stesso periodo del 2021. Il fatturato si è attestato a $14,04 miliardi, al di sotto dei $14,45 miliardi stimati, segnando una flessione del 32% su base annua.
Resi noti ieri anche i conti di Visa, che hanno battuto le attese.
Il colosso americano delle carte di credito e dei pagamenti digitali ha annunciato di aver concluso il quarto trimestre del 2022 con un eps adjusted di $2,18 e un fatturato di $7,94 miliardi, oltre le stime di Refinitiv di un utile per azione di $2,01 e di ricavi di $7,70 miliardi.
Resi noti anche i conti del colosso petrolifero americano Chevron, che proprio nelle ultime ore ha annunciato un piano di buyback del valore di 75 miliardi di dollari e un aumento dei dividendi. Nell’ultimo trimestre dello scorso anno, Chevron ha riportato un eps di 4,09 dollari, al di sotto dei $4,38 per azione attesi dal consensus.
Ieri pubblicato negli Stati Uniti il dato sul Pil Usa relativo al quarto trimestre del 2022: il Pil americano è salito al tasso annualizzato del 2,9%, oltre il +2,6% atteso dal consensus degli analisti.
L’economia degli States non sembra star rallentando in misura significativa: e questo potrebbe essere un problema per la Fed di Jerome Powell, che non ha lasciato dubbi sulla sua intenzione di frenare in modo importante i fondamentali dell’economia, in modo da poter rallentare anche la corsa dell’inflazione.
Si avvicina la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed. La riunione prenderà il via il prossimo martedì 31 gennaio, per concludersi con l’annuncio sui tassi nella giornata di mercoledì 1° febbraio.
I mercati prevedono un ulteriore rialzo dei tassi sui fed funds da parte di Jerome Powell & Co. di 25 o 50 punti base. Una indicazione positiva dal fronte macroeconomico è arrivata oggi con la diffusione dell’indice parametro del trend dell’inflazione preferito dalla Fed, ovvero dell’indice PCE core.
L’indicatore ha confermato il rallentamento delle pressioni inflazionistiche, salendo su base annua del 4,4%, in linea con le attese, dopo il +4,7% del mese precedente. E’ vero tuttavia che, su base mensile, il PCE core è avanzato dello 0,3%, come da attese, accelerando tuttavia il passo rispetto al rialzo dello 0,2% precedente.
Sul mercato del reddito fisso, i tassi dei Treasuries a 10 anni salgono al 3,531%, mentre i tassi dei titoli di stato Usa a 2 anni avanzano al 4,209%.