Tartufi, nuova guida fiscale: cosa cambia per raccoglitori occasionali e professionisti
Scopri la normativa fiscale per la raccolta dei tartufi: regimi, obblighi e novità per raccoglitori occasionali e professionisti.
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La raccolta dei tartufi è un’attività che affonda le radici in antiche tradizioni gastronomiche, ma nel panorama odierno riveste anche un ruolo economico di particolare rilevanza. In Italia, pur mantenendo il fascino dell’escursione tra boschi e colline, la raccolta si è strutturata in maniera sempre più definita, con normative volte a tutelare sia i cercatori, sia il mercato stesso.
Da un lato, c’è chi pratica questa attività per passione e si limita a proventi limitati; dall’altro, emergono figure professionali che trasformano la ricerca in un vero e proprio mestiere. Ecco perché risulta cruciale comprendere come gestire al meglio i compensi e gli adempimenti fiscali, onde evitare di incorrere in sanzioni o di perdere opportunità di guadagno.
Raccolta occasionale dei tartufi e soglia di 7.000 euro
I raccoglitori occasionali di tartufi sono coloro che riescono a mantenere un fatturato annuo al di sotto della soglia di 7.000 euro. In questo caso, gli obblighi fiscali risultano davvero semplificati: non è richiesta l’apertura della partita IVA, non servono fatture e non si tiene registro contabile.
Unica clausola: inserire nella dichiarazione dei redditi l’importo ottenuto dalla vendita dei tartufi e versare un’imposta forfettaria di 100 euro che sostituisce a tutti gli effetti le normali ritenute fiscali. Questa soglia offre la possibilità di gestire la passione tramutandola in un’attività secondaria, senza appesantirsi di oneri amministrativi o contabili.
Diventare raccoglitori professionisti
Quando il volume d’affari supera la soglia stabilita, si rientra nella categoria dei raccoglitori professionisti di tartufi, con un vero e proprio salto di qualità nell’approccio alla ricerca del tartufo. L’apertura della partita IVA diventa obbligatoria, così come la regolare emissione di fatture.
Per agevolare chi si affaccia al mercato, lo Stato permette di usufruire di un regime forfettario. Grazie a questo sistema, la tassazione si riduce al 15%, con un ulteriore abbattimento al 5% per i primi cinque anni.
Obblighi contributivi e valutazioni finali
Per chi esercita in forma continuativa il lavoro come raccoglitore di tartufi, oltre all’apertura della posizione fiscale, è fondamentale considerare i contributi previdenziali. L’importo da versare dipende dalle specificità dell’attività e dalla cassa previdenziale di appartenenza, un aspetto che richiede un’attenta pianificazione dei costi.
La normativa vigente presenta un quadro ben delineato: chi raccoglie tartufi saltuariamente può continuare a farlo con procedure snelle ed evidenti vantaggi fiscali, mentre chi ambisce a trasformare questa passione in professione troverà regole più strutturate ma anche strumenti di sostegno. Identificare correttamente la propria posizione, in base al fatturato effettivo, è la chiave per un’attività remunerativa e rispettosa della legge.
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