Lavoro AI e lavoro: le professioni in bilico e quelle pronte a esplodere

AI e lavoro: le professioni in bilico e quelle pronte a esplodere

L'IA trasforma il lavoro: tra professioni a rischio, investimenti di Microsoft e nuove regole UE, ecco come cambia il mercato nel 2025.

4 Agosto 2025 16:00

Le discussioni su come la intelligenza artificiale stia ridefinendo il mercato del lavoro si fanno ogni giorno più vivaci. Secondo diversi analisti, alcune professioni tradizionali potrebbero scomparire, mentre se ne stanno già creando di totalmente nuove.

In una recente intervista, Bill Gates ha confermato questa visione, sostenendo che la rivoluzione digitale incentiverà la competitività e aumenterà le sfide per imprese e lavoratori. Anche Microsoft ha contribuito a questa trasformazione, investendo risorse nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sempre più automatizzate, destinate a cambiare profondamente i processi produttivi e la natura stessa del lavoro.

Automazione e competenze emergenti

L’automazione sta esercitando una forte pressione su figure come traduttori e interpreti, considerati tra i più esposti all’azione di algoritmi e sistemi di traduzione automatica. In netto contrasto, invece, programmatori, ricercatori e specialisti nell’ambito dell’energia sembrano destinati a crescere nel tempo, grazie a competenze difficilmente rimpiazzabili. Una previsione del World Economic Forum parla di oltre 85 milioni di posti di lavoro interessati dai processi di automazione nelle imprese di medie e grandi dimensioni.

Anche i dati di Azure e Microsoft Copilot confermano questa tendenza: un incremento del 39% nelle vendite dei servizi cloud e 100 milioni di utenti attivi hanno generato ricavi annuali superiori a 75 miliardi di dollari. E proprio come accadde con il frigorifero nel secolo scorso, che rese obsoleta la professione del venditore di ghiaccio, l’innovazione corre oggi a ritmi senza precedenti.

Il ruolo dell’Unione Europea

A partire dal 2025, l’implementazione del AI Act stabilirà nuovi criteri operativi e di responsabilità sociale, offrendo un quadro normativo chiaro a produttori e utilizzatori. L’Unione Europea intende bilanciare la necessità di competere sul piano tecnologico con l’impegno a tutelare i lavoratori e la società.

Le aziende che non rispetteranno le disposizioni rischiano multe fino a 15 milioni di euro o al 3% del fatturato. Bruxelles ha così segnato un punto di svolta nel processo di regolamentazione della tecnologia, evidenziando che la crescita economica deve essere accompagnata da precise garanzie per la collettività.

Guardando al futuro

L’elemento cruciale di questa transizione rimane la capacità di innovare e adattarsi, un percorso in cui l’innovazione tecnologica non può prescindere dall’aggiornamento costante delle competenze. Governi, imprese e istituzioni educative sono ora chiamati a creare un ecosistema che promuova la sinergia tra progresso e responsabilità comune.

Soltanto attraverso piani di formazione mirati, incentivi alle iniziative pionieristiche e una cultura digitale diffusa sarà possibile affrontare con successo le sfide del futuro. L’obiettivo, in fondo, non è temere la rivoluzione in atto, ma saperla indirizzare verso un modello di sviluppo sostenibile che includa tutti i lavoratori e garantisca loro prospettive concrete di crescita.

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