Buyback azionario: strategie, numeri record e nuove tasse in arrivo
I buyback stanno rivoluzionando il mercato azionario in Italia e in Europa tra strategie di capitale, protagonisti e nuove tasse in arrivo.
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Le recenti manovre di buyback rappresentano un fenomeno sempre più vivace all’interno dei mercati globali, tanto che le società quotate vi fanno ricorso con intenzioni strategiche e mirate. In particolare, il riacquisto di azioni proprie si è affermato come uno strumento per ottimizzare il capitale, contribuendo a innalzare in modo immediato l’utile per azione e a creare valore per gli azionisti.
Questa tendenza, sebbene diffusa a livello mondiale, acquisisce sfumature specifiche in Italia, dove il Governo sta valutando una nuova imposta che potrebbe influenzare profondamente le scelte di finanziamento e la stabilità dei titoli.
Espansione della strategia di riacquisto
Non sorprende che imprese di primo piano come Nexi stiano intensificando i programmi di riacquisto nel tentativo di sostenere i propri corsi azionari e migliorare la percezione del mercato. Anche realtà come El En, MAIRE e Tamburi Investment Partners hanno intrapreso operazioni di acquisto di azioni, contribuendo a ridurre il numero di titoli in circolazione e, in parallelo, a elevare l’attrattività dei propri piani industriali.
Guardando oltre i confini nazionali, emerge con evidenza come la spinta ai riacquisti sia ancora più pronunciata in alcuni mercati esteri: entro aprile 2025, diverse società dello STOXX 600 hanno programmato buyback per miliardi di euro, cercando di contrastare attivamente la volatilità e il clima di incertezza.
Ruolo cruciale delle banche e nuove ipotesi di tassazione
Nel contesto globale, le banche manifestano un interesse particolare verso i piani di riacquisto, utilizzandoli come scudo contro le oscillazioni dei tassi di interesse e le fluttuazioni congiunturali. Non a caso, la discussione intorno a una tassa buyback rilevante sta assumendo rilievo in Italia, sull’esempio di quanto già avviene negli Stati Uniti, dove è stata introdotta una tassazione dell’1% sul valore dei buyback.
Il nostro esecutivo sta ipotizzando un’aliquota compresa tra il 2% e il 3%, estendendola a tutte le società quotate, indipendentemente dal settore di appartenenza. Questa mossa regolamentare potrebbe condizionare la capacità delle imprese di reinvestire i profitti e modulare efficacemente l’assetto del capitale.
Conseguenze sul mercato e prospettive future
La possibile introduzione di nuove imposte sulle operazioni di riacquisto solleva diversi interrogativi sul futuro del mercato finanziario e sulle scelte di governance delle società. Se da un lato numerosi investitori guardano con favore all’aumento del valore del titolo generato da programmi di buyback ben strutturati, dall’altro occorre valutare le implicazioni fiscali che si ripercuoteranno sulla distribuzione dei dividendi e sulla sostenibilità di bilancio.
In definitiva, la prospezione di una tassazione più elevata potrebbe trasformare in modo significativo le politiche di remunerazione degli azionisti, rendendo vitale un costante monitoraggio dell’evoluzione normativa a livello sia nazionale sia internazionale.
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