Fisco Dichiarazioni Voluntary disclosure 2026: regolarizzare criptovalute sarà più semplice

Voluntary disclosure 2026: regolarizzare criptovalute sarà più semplice

Scopri la nuova voluntary disclosure 2026: regolarizzazione di criptovalute, NFT e asset digitali, riduzione sanzioni e responsabilità penale esclusa.

3 Ottobre 2025 15:45

Se da un lato la prospettiva di regolarizzare posizioni fiscali è sempre un tema delicato, dall’altro si prospetta una nuova finestra per chi desidera allineare i propri capitali con la normativa vigente. Annunciata in vista del 2026, questa voluntary disclosure promette un’opportunità vantaggiosa, soprattutto per chi detiene capitali in forme innovative come le criptovalute e gli asset digitali.

Grazie alle possibili sanzioni fiscali più basse rispetto a quelle ordinarie e a una forte collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, il momento sembra propizio per chi vuole evitare rischi futuri e regolarizzare il proprio patrimonio estero o altre ricchezze non dichiarate.

Un nuovo orizzonte di regolarizzazione

L’idea di questa prossima apertura favorisce un clima di esclusione penale per chi si mette in regola, offrendo sanzioni ridotte che oscillano tra il 15% e il 20% dell’imposta evasa, contro il 240% prospettato in caso di accertamento. Si tratta di un’iniziativa che intende dare sollievo a persone fisiche, enti non commerciali e soggetti giuridici che, per varie ragioni, non hanno segnalato correttamente i propri capitali.

Tra i vantaggi previsti spiccano la riduzione dei controlli fiscali successivi e una maggiore serenità per chi, in passato, non ha compilato il quadro RW. Rimangono invece esclusi coloro che hanno già beneficiato di precedenti operazioni di regolarizzazione o che si trovano sotto procedure di verifica in corso: una scelta che premia chi decide di partecipare con piena trasparenza.

Focus su criptovalute e strumenti emergenti

Un aspetto che colpisce è la volontà di estendere il perimetro dell’operazione anche ai nuovi strumenti innovativi, come i token DeFi, gli NFT e i progetti legati al metaverso. Questa attenzione nasce dall’esigenza di intercettare forme di investimento sempre più variegate, spesso non coperte da una normativa chiara o puntuale. Il legislatore riconosce che l’evoluzione tecnologica ha portato a contratti intelligenti e scambi digitali con cui non tutti i contribuenti hanno familiarità.

In ogni caso, chi sceglie di aderire dovrà corrispondere interamente le imposte dovute, beneficiando però di un netto risparmio rispetto alle sanzioni ordinarie, soprattutto se si confrontano con le aliquote che possono raggiungere il 3-15% o raddoppiare in caso di fondi detenuti in Paesi nella cosiddetta black list.

La rotta verso la stabilità economica

La scelta di promuovere una finestra di collaborazione fiscale estesa alle più recenti forme di investimento punta a incentivare la transizione digitale e a costruire un clima di fiducia tra contribuenti e autorità.

Rivelare i propri capitali e i propri investimenti convergenti, con la piena corresponsione di tasse e costi ridotti, permette di voltare pagina e garantire un percorso di stabilità economica. Per chi rimane fuori dall’operazione di regolarizzazione, invece, il rischio di sanzioni future più elevate e di possibili controlli mirati si fa reale. Alla luce di tutto questo, l’invito è quello di valutare con attenzione l’adesione, cogliendo l’occasione per rientrare in regola e generare un circolo virtuoso di reciproco vantaggio tra fisco e contribuenti.

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