Finanza Salasso inflazione: ecco le contromosse degli italiani per fronteggiarla

Salasso inflazione: ecco le contromosse degli italiani per fronteggiarla

23 Settembre 2022 12:10

Gli italiani sono alle prese con il caro vita ormai arrivato a livelli record e più di 6 di 10 sono oggi costretti a ridurre i consumi di energia elettrica. Ma non solo. Il 57% sacrifica lo shopping, il 56% i consumi di gas e il 54% le spese per attività culturali e di svago.

Italiani alle prese con il caro vita: il report di Legacoop e Ipsos

Le percentuali sono quelle che emergono dal Report “FragilItalia”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni relative al tema “Rincari e consumi”. Dal sondaggio emerge come l’inflazione sia una “tassa” che impatta in modo più pesante sui ceti più deboli. Nel ceto popolare, infatti, la riduzione del consumo di energia elettrica interessa il 72% degli italiani (63% il dato medio), quella dello shopping il 73% (dato medio 57%), quella del consumo di gas il 69% (56% dato medio), quella per attività culturali e di svago il 70% (54%).

Quali spese stanno tagliando gli italiani? Consumi di energia elettrica e di gas (87%), cene fuori (84%), viaggi (83%), shopping e divertimenti (82%),  elettronica (78%), prodotti di bellezza, scarpe e cultura (tutti e tre al 76%), benzina e gasolio (75%). Al supermercato si rinuncia ai salumi e la carne (67%), seguiti dal pesce (64%), dai formaggi (62%), dai surgelati (58%).

Caro vita cambia anche il modo di cucinare

Gli effetti dei rincari sulla spesa alimentare si fanno sentire anche sulle modalità di cucinare. Si riduce l’uso del forno (54%), il 31% di aver aumentato il consumo di alimenti che richiedono cotture veloci (36%) nel ceto popolare, il 29% di aver aumentato il consumo di alimenti che non richiedono cottura, il 24% di cuocere grandi quantitativi di cibo che vengono porzionati e surgelati.

In molti oggi fanno la spesa al discount (47% al Sud, 48% nel ceto popolare) e nei mercati rionali o centrali (1%).