Notiziario Notizie Altri paesi Europa Eurogruppo si sfalda contro muro eurobond, l’Olanda di Hoekstra rifiuta anche MES light. Ma Germania apre ai Recovery bond

Eurogruppo si sfalda contro muro eurobond, l’Olanda di Hoekstra rifiuta anche MES light. Ma Germania apre ai Recovery bond

8 Aprile 2020 11:12

Mentre si parla di un avvicinamento delle posizioni di Francia e Germania sull’opzione francese dei recovery bond, il tweet del ministro delle finanze olandese Woepke Hoekstra la dice tutta sull’epilogo della riunione flop dell’Eurogruppo:

“L’Olanda è e resta contraria agli eurobond perché aumentano i rischi per l’Europa anziché ridurli”. E questo, “oltre a non essere saggio, non è ragionevole. L’Olanda dovrebbe garantire i debiti contratti da altri. La maggior parte dei paesi dell’area euro sostiene questa linea”.

Dopo una maratona negoziale che è andata avanti per ben 16 ore, del “pacchetto economico più ambizioso di sempre”, come lo aveva definito, auspicandolo, il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, non si vede neanche l’ombra.

D’altronde, che fosse difficile convincere la Germania di Angela Merkel sulla necessità di sfoderare un bazooka con tanto di eurobond, lo si sapeva.

Idem l’Olanda di Woepke Hoekstra, che pur, qualche giorno fa, aveva ammesso di aver usato forse toni troppo duri nei confronti dei paesi del Sud Europa, Italia e Spagna in primis, straziati dalla pandemia del coronavirus. Ha sbagliato, però, chi ha intravisto in quelle scuse, così come nelle scuse della stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, un dietrofront su come fronteggiare la crisi.

CORONABOND-EUROBOND RISCHIANO DI RIMANERE SULLA CARTA

Che si chiamino coronabond o COVID bond, il significato di questi bond per i paesi del cosiddetto asse del Nord non cambia: la richiesta italiana e spagnola, appoggiata anche dalla Francia, è quella di far emettere da un organismo europeo gli eurobond, obbligazioni che, nel caso specifico, abbiano come obiettivo quello di ricostruire l’economia europea azzoppata dal COVID-19.

Per l’Olanda di Hoekstra e la Germania di Angela Merkel, questo significa accollarsi i debiti di quei paesi che, in tutti questi anni, non si sono dotati di uno scudo -magari semplicemente frenando sulla spesa pubblica – per fronteggiare eventuali emergenze ed eventi eccezionali. Quei paesi che, ai loro occhi, hanno sperperato soldi facendo lievitare la spesa, in barba alle regole europee sul debito e sul deficit. Quei paesi, Italia in primis, che hanno chiesto – e ottenuto – flessibilità di bilancio ma che poi, per un motivo o per un altro, non sono riusciti a garantire una traiettoria discendente del debito.

E comunque, come ha ricordato il Financial Times nell’articolo Coronavirus: is Europe losing Italy?, per avere un’idea dell’opposizione tedesca agli eurobond basta ricordare il “no agli eurobond, finché vivo” di Angela Merkel.

E così il ministro dell’economia Roberto Gualtieri è stato costretto a twittare dopo il flop dell’Eurogruppo che, “nonostante i progressi nessun accordo ancora all’#Eurogruppo. Continuiamo a impegnarci per una risposta europea all’altezza della sfida del #COVID19. È il momento della responsabilità comune, della #solidarietà e delle scelte coraggiose e condivise”.

Ha twittato anche il commissario agli Affari economici Ue, Paolo Gentiloni: prima, evidentemente sconsolato, verso le 6 di mattina, quando erano già trascorse più di 12 ore dalla videoconferenza iniziata ieri, martedì 7 aprile, alle ore 16.

L’eurocommissario ha pubblicato un post su Twitter, con tanto di foto del suo computer con cui stava partecipando alla videoconferenza, scrivendo: “Quasi l’alba”. Poi, annunciando: “#Eurogruppo rinvio senza accordo dopo 16 ore di riunione. La Commissione fa appello al senso di responsabilità necessario in una crisi come questa. Domani è un altro giorno”.

IL PIANO MES-SURE-BEI SU CUI HA DISCUSSO L’EUROGRUPPO. APERTURA VERSO RECOVERY BOND

Nelle ultime ore i ministri delle finanze dell’area euro hanno discusso su un piano anti coronavirus che include una iniezione di liquidità del valore di 500 miliardi di euro circa a favore dei governi (attraverso l’ESM, o MES, Meccanismo europeo di stabilità o Fondo salva-stati”, delle imprese (attraverso la BEI) e dei lavoratori (attraverso lo strumento SURE sfornato dalla Commissione europea qualche giorno fa). Lo stesso importo di quello che si spera sia un piano Marshall ha deluso però i paesi del Sud, secondo cui la risposta comune dovrebbe essere più forte.

Le trattative, si apprende, riprenderanno domani. Fonti riferiscono che qualche passo in avanti è stato fatto. In particolare, ci sarebbe un’apertura della Germania verso la proposta franco-italiana che prevede per l’appunto i recovery bond.

Di cosa si tratta? L’idea è di un fondo temporaneo ed eccezionale di solidarietà per mutualizzare i debiti futuri.

“La questione – ha sottolineato nei giorni scorsi il ministro francese per l’economia Bruno Le Maire – è sapere se vogliamo o meno un destino comune. Quando hai un destino comune ti prendi a cuore anche il destino del tuo vicino. Oggi l’Italia paga un tributo molto pesante. La Francia anche. La Spagna pure”.

In un’intervista al Messaggero, Le Maire ha afferma che l’importo del fondo, della durata tra i 5 e i 10 anni ed esterno al MES, “potrebbe essere finanziato da contributi volontari dei Paesi membri o da una fiscalità specifica, potrebbe essere gestito dalla Commissione ed emettere delle obbligazioni con diverse garanzie comuni a tutti gli stati membri”.

Dei recovery bond ha parlato negli ultimi giorni anche il commissario Paolo Gentiloni, avvertendo in una intervista rilasciata a Die Welt che sì “il Mes senza condizioni può essere uno strumento utile, ma solo uno tra molti” (e comunque, ribadiamo, il MES light senza condizioni l’Olanda di Woepke Hoekstra non lo vuole).

Creato nel 2012 all’apice della crisi dei debiti sovrani, il MES, o anche Fondo salva stati, emetterebbe prestiti per un valore di 240 miliardi di euro, per stimolare le economie di quei paesi che sono stati più gravemente colpiti dal coronavirus.

Ma la misura viene considerata insufficiente ad affrontare l’imminente emergenza economica che si paleserà in tutto il mondo a causa del lockdown e dell’economia finita in quarantena a causa del COVID-19. Così non è stato considerato sufficiente dall’Italia di Giuseppe Conte il lancio dei Sure bond, bond che – come ha spiegato Paolo Gentiloni – saranno emessi sul mercato dalla stessa Commissione, che ha una tripla A, a tasso bassissimo”, e che sono stati concepiti per la creazione e il finanziamento di una cassa integrazione europea.

Per finanziare la ripresa dell’economia europea, che uscirà secondo le previsioni degli economisti a dir poco disastrata dagli effetti del coronavirus e del lockdown, sono necessari bond comuni “emessi per uno specifico scopo e come misura ‘one-off’ destinata a rispondere esclusivamente a queste circostanze eccezionali. Potrebbero anche chiamarsi ‘recovery bond’ come suggerisce la Francia“, ha detto ancora Gentiloni.

L’emissione potrebbe essere inoltre limitata a finanziare i servizi pubblici e, in generale, i settori fragili.

Della proposta ha parlato anche il numero uno dell’Eurogruppo, Mario Centeno, tenendo a precisare la differenza tra recovery bond ed eurobond:

“Non si tratta di eurobond, è una via di mezzo: è esattamente il terreno dove c’è margine di manovra”, ha detto Centeno in un’intervista rilasciata a La Repubblica.

Proprio questa proposta francese non sarebbe indigesta alla Germania. Ma l’Olanda sarebbe invece contraria, così come sarebbero contrarie l’Austria e la Finlandia. I recovery bond rimarrebbero infatti uno strumento che accollerebbe sui paesi più virtuosi il rischio di insolvenza sul debito di altri meno virtuosi.

L’Olanda non approverebbe neanche la versione light del MES, ovvero la possibilità di ricorrere al fondo salva-stati ma senza le condizionalità che un utilizzo di questo strumento dovrebbe comportare.

L’Italia invece chiede per l’appunto la soluzione degli eurobond o anche coronabond covid bond e un MES assolutamente light. Sugli eurobond, Roma ha l’appoggio, oltre che della Francia, della Grecia, dell’Irlanda, del Lussemburgo, di Malta e della Spagna.