Finanza Notizie Mondo Cybercrime, quanto potrebbe costare alle aziende nel mondo? C’è chi stima un conto da 5.200 mld$ nei prossimi 5 anni

Cybercrime, quanto potrebbe costare alle aziende nel mondo? C’è chi stima un conto da 5.200 mld$ nei prossimi 5 anni

21 Gennaio 2019 08:54

Il tema della ‘cybersecurity‘ è tornato prepotentemente in primo piano qualche giorno fa, quando è scoppiato il caso Collection #1 che è stato definito ‘il più grande furto’ di dati in Rete. Sarebbero state infatti sottratte qualcosa come 730 milioni di email e password. Una notizia che ha fatto il giro del mondo e che ha acceso nuovamente il faro sul cossidetto cybercrime (cyebrattacchi) all’interno delle aziende.

C’è chi si è messo a fare qualche calcolo in più. Potrebbero raggiungere la cifra di 5.200 miliardi di dollari a livello mondiale i costi addizionali e i mancati ricavi delle aziende nel corso dei prossimi cinque anni dovuti ai cyberattacchi. Una stima contenuta nell’ultimo studio condotto da Accenture che mette in evidenza come per le società la dipendenza da modelli di business abilitati da Internet è attualmente di gran lunga superiore all’abilità di introdurre misure di sicurezza adeguate in grado di proteggere asset strategici.
Basato su un’indagine che ha coinvolto oltre 1.700 amministartori delegati e top manager di aziende in diversi paesi, il report intitolato “Securing the Digital Economy: Reinventing the Internet for Trust” analizza proprio le complessità delle sfide legate a Internet a cui le società devo far fronte e delinea le azioni inderogabili per il ruolo in continua evoluzione dei ceo in ambito di tecnologia, business architecture e governance.

I NUMERI
A correre i rischi maggiori come si può immaginate è il settore high-tech, con oltre 753 miliardi di dollari di costi emergenti, seguito da altri ambiti come quello life science e dell’automotive, la cui esposizione ammonta rispettivamente a 642 e 505 miliardi di dollari. In particolare, dallo studio di Accenture emerge che quattro intervistati su cinque (79%) ritengono che il progresso dell’economia digitale sarà seriamente compromesso se non ci sarà un sostanziale miglioramento della sicurezza su Internet, mentre oltre la metà (59%) ritiene che Internet sia sempre più instabile sotto il profilo della cyber-sicurezza e non sa come reagire.
Al contempo, tre quarti degli intervistati (75%) sostengono che sia necessario uno sforzo congiunto per far fronte alle sfide in materia di cybersecurity, in quanto nessuna organizzazione è in grado di risolvere il problema da sola. E oltre la metà dei dirigenti (56%) si dice sempre più preoccupata della sicurezza su Internet e vedrebbe con favore l’entrata in vigore di norme di business più rigorose introdotte da istituzioni o autorità governative. Non solo, i tre quarti di essi (76%) evidenziano che gli aspetti di sicurezza informatica sono sfuggiti al controllo a causa di nuove tecnologie come l’Internet of Things (IoT) e l’Industrial Internet of Things (IIoT). La maggioranza (80%) ha infine messo in evidenza che è sempre più difficile proteggere la propria organizzazione dalle vulnerabilità delle parti terze, il che non sorprende, data la complessità e la vastità attuale degli ecosistemi su Internet.

“Il livello di sicurezza di Internet è inferiore rispetto al livello di sofisticazione raggiunto dalla criminalità informatica e questo sta portando ad un’erosione della fiducia nell’economia digitale”, ha dichiarato Paolo Dal Cin, security lead di Accenture Italia. “Il rafforzamento della sicurezza su Internet richiede una leadership incisiva – e a volte non convenzionale – da parte dei ceo, non solo dei CISO. Un primo passo da compiere per le aziende che vogliono diventare cyber-resilienti è quello di portare le competenze dei CISO nel consiglio di amministrazione, garantendo così che la sicurezza sia integrata sin dalla fase iniziale di qualunque iniziativa e tutti dirigenti aziendali si assumano la responsabilità della sicurezza e della riservatezza dei dati”.