Finanza Notizie Italia Smartworking: effetto ritorno, il 20% dei fuorisede cambia città e torna a casa. Per 6 su 10 sarà scelta definitiva

Smartworking: effetto ritorno, il 20% dei fuorisede cambia città e torna a casa. Per 6 su 10 sarà scelta definitiva

27 Luglio 2021 10:08

Lo smartworking è stato per molti un’occasione per riorganizzare la propria vita, anche da un punto di vista abitativo, e tra le categorie che più hanno beneficiato di questa opportunità c’è quella dei lavoratori fuori sede. Sì perché nell’ultimo anno, ben il 20% di loro hanno già approfittato del lavoro agile per cambiare città. La maggior parte di loro, vale a dire il 75%, è infatti tornato a vivere nella città di origine mentre il 25% ha deciso di spostarsi in un’altra città, diversa sia da quella in cui è nato sia da quella dove ha sede l’azienda per cui lavora. E’ ciò che emerge dall’indagine commissionata da Facile.it a mUp Research e Norstat.

Guardando al fenomeno degli “smartworkers di ritorno” emerge chiaramente come questo abbia assunto connotati diversi a seconda dell’area geografica. Alcune regioni, soprattutto nel Meridione, hanno visto rientrare lavoratori in misura maggiore rispetto a quelli che sono usciti: è il caso della Sardegna (+40%), ma anche della Sicilia (+27%) e della Calabria (+21%). Di contro, le regioni con città più popolose da un punto di vista demografico e lavorativo, hanno avuto un bilancio negativo, vale a dire che il numero di smartworkers che hanno lasciato la regione è superiore a quello di coloro che vi hanno fatto ritorno: ad esempio Lombardia (-2%), Piemonte (-10%) e Lazio (-20%).

Non solo. Un’altra tendenza emersa è quello dello spostamento dai grandi centri urbani verso comuni più piccoli siti all’interno della stessa regione dove ha sede l’azienda per cui è impiegato lo smartworker; fenomeno questo particolarmente evidente in Lombardia e Lazio.

Alla ricerca di un tenore di vita più alto
Uno degli elementi che ha spinto i fuorisede a cambiare città è quello economico. Se è vero che la retribuzione media degli “smart workers di ritorno” è pari a 1.840 euro, per uno su tre lo stipendio mensile è inferiore ai 1.500 euro. Cambiare città mantenendo lo stesso lavoro ha permesso quindi a molti di migliorare il proprio tenore di vita. Il 28,1% ha dichiarato che la ragione principale per cui ha deciso di rimanere a lavorare da remoto è perché, pur percependo lo stesso stipendio, può permettersi cose che prima da lavoratore fuori sede non poteva. Da notare, però, che la prima ragione per cui si è scelto di lavorare da un’altra città (42,1%) è la volontà di trovare un ritmo di vita più a misura d’uomo.

Analizzando le intenzioni per il futuro, sei smart workers di ritorno su dieci hanno dichiarato di non avere intenzione di tornare a fare i fuorisede con casa in affitto e di voler continuare a lavorare da remoto, dalla propria città di origine o da quella in cui si sono trasferiti dopo il lockdown.

Crescono i mutui nei piccoli comuni e le attivazioni di linee internet
L’emigrazione dai grandi centri urbani trova conferma anche analizzando l’andamento delle richieste di mutui e delle attivazioni di linee internet casa. Il recente osservatorio di Facile.it e Mutui.it ha messo in evidenza come nel primo semestre 2021 le domande di finanziamento per immobili ubicati in comuni con meno di 250.000 abitanti siano state il 77% del totale, in aumento del 7% rispetto al 2017; anche guardando ai contratti di attivazione o cambio operatore del servizio internet casa emerge come, tra marzo 2020 e gennaio 2021, vi sia stato un boom soprattutto in alcune delle regioni “di rientro”; Sardegna (+15,9%), Calabria (+9,7%), Marche (+7,1%), Puglia (+4,8%).