Riscaldamento globale: Italia tra i paesi con l’incremento più alto a 3,0°C
Meno di 1 azienda europea su 10 finora ha obiettivi di emissioni tali da limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, in linea con l’obiettivo di Parigi. Così emerge da Running hot: accelerating Europe’s path to Paris, una nuova ricerca di CDP Europe, organizzazione non-profit finanziata dall’Unione Europea, e di Oliver Wyman, società di consulenza strategica globale, secondo cui si sta formando un mismatch di 4 trilioni di euro tra i prestiti bancari che mirano ad essere “allineati a Parigi” e il mercato per questi prestiti aziendali in Europa.
La ricerca stima che il 95% di tutti i prestiti alle imprese in Europa provengono da banche che intendono allinearsi all’Accordo di Parigi. Ciò significa, di conseguenza, che le banche che finanziano queste aziende sono oggi lontane dall’essere allineate all’accordo. Complessivamente, il settore aziendale europeo è sulla buona strada per i 2,7 °C di riscaldamento globale entro la fine del secolo – con paesi che vanno da 2,3°C (Svizzera) a 3,0°C (Regno Unito, Belgio, Italia).
Lo slancio delle aziende verso la decarbonizzazione
Secondo la ricerca, gli ultimi dati aziendali mostrano però uno slancio verso una migliore definizione degli obiettivi tra le aziende, con le migliori che si stanno decarbonizzando velocemente. Il 56% delle aziende riferisce di avere un piano di transizione in atto – oltre il 75% nel settore energetico. Infine, le più virtuose in termini di decarbonizzazione hanno riportato riduzioni di emissioni totali del 15% l’anno scorso, e hanno tagliato l’intensità di carbonio di un quinto.
Tuttavia vi sono grandi differenze. Nei settori dell’acciaio e delle utilities impiegate nell’energia elettrica, i dati mostrano che le aziende migliori sono fino a 4 volte più efficienti in termini di emissioni di CO2 di quelle con le prestazioni più basse. E solo il 35% delle aziende nei settori a più alto impatto ambientale sta pubblicando i dati sulle proprie emissioni indirette – Scope 3 – che costituiscono almeno l’80% di tutte le emissioni totali riportate – e questo è un dato addirittura sottostimato.
Il ruolo delle banche
Il rapporto sottolinea anche il ruolo chiave delle banche e degli investitori nel raggiungimento di questo obiettivo. Attualmente, solo la metà delle istituzioni valuta se i clienti o le società partecipate hanno strategie allineate all’Accordo di Parigi. Ma senza un maggiore impegno, il rapporto stima che in uno scenario di “modesta accelerazione” le banche potrebbero aver bisogno di adeguare i loro portafogli di prestiti del 20-30% per raggiungere gli obiettivi di Parigi.