Notiziario Notizie Italia Legge Fornero, dietrofront sulle pensioni costerebbe 1% del PIL ogni anno

Legge Fornero, dietrofront sulle pensioni costerebbe 1% del PIL ogni anno

8 Gennaio 2018 14:02

La campagna elettorale verso le urne del prossimo 4 marzo vede subito in primo piano il tema pensioni. Tra i vari programmi elettorali spiccano le proposte di M5S e Lega che popongono l’abolizione della legge Fornero sui pensionamenti. Ieri sera dal vertice di Arcore dei rappresentanti della coalizione di centro-destra è uscito un avallo alla proposta della Lega, anche se non ci sono dettagli su dove verranno reperite le risorse per tale azione, che nell’intento di Matteo Salvini andrebbe implementata immediatamente.

Più mordida la posizione del Movimento 5 Stelle con il candidato premier Luigi Di Maio che ha parlato di una controriforma da implementare nell’arco di cinque anni e finanziata in parte con il taglio delle pensioni d’oro (sopra i 5.060 euro al mese).

La legge Fornero, arrivata a fine 2011 per far quadrare i conti delle pensioni e dell’Italia in generale nel bel mezzo della crisi del debito, ha tra i punti focali l’innalzamento dell’età minima per la pensione di vecchiaia a 66 anni per gli uomini e le donne del pubblico impiego. Per le donne impiegate nel settore privato la legge Fornero ha previsto una graduale equiparazione agli uomini conclusasi proprio il 1 gennaio di quest’anno con requisiti uguali per uomini e donne. Proprio le donne del settore privato sono quelle che hanno pagato più a caro prezzo la riforma Fornero con l’innalzamento dell’eta della pensione di ben 4 anni.

Un ritorno indietro alle condizioni precedenti alla legge Fornero avrebbe dei contraccolpi fortissimi sui conti dello Stato. La Ragioneria generale dello Stato ritiene che la legge Fornero porterebbe da qui al 2060 risparmi cumulati per circa 350 miliardi di euro. La maggior parte di tali risparmi è relativa ai prossimi 10-15 anni. Nel decennio 2020-30 ogni anno si avrebbe a che fare con maggiori esborsi medi per 17 miliardi di euro, pari a un punto di PIL ogni anno, con un massimo di 1,4 punti nel 2020 (pari a 23,8 miliardi).

Non va dimenticato che la parificazione dell’età della pensione tra uomini e donne è un principio dell’Unione Europea.