Finanza Notizie Italia Lavoro: sono 6,5 milioni i dipendenti che attendono rinnovo contratto, ecco la fotografia dell’Istat

Lavoro: sono 6,5 milioni i dipendenti che attendono rinnovo contratto, ecco la fotografia dell’Istat

29 Aprile 2019 12:28

Il fronte del lavoro resta ancora caldo in Italia e gli ultimi numeri che arrivano dall’Istat su “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali” lo confermano. Sono, infatti, complessivamente 41 i contratti in attesa di rinnovo a fine marzo, relativi a circa 6,5 milioni di dipendenti. Si tratta del 52,4% del totale, in lieve diminuzione rispetto al mese precedente. “Nei primi tre mesi del 2019 sono scaduti 27 contratti collettivi nazionali, sommandosi ai 14 ancora in attesa di rinnovo – commenta l’Istat -. La quota dei dipendenti con il contratto scaduto torna a eccedere il 50% come non accadeva dal 2016”. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 12,7 mesi. Tra le buone notizie c’è quella che scendono i tempi di rinnovo: l’attesa media calcolata sul totale dei dipendenti è di 6,6 mesi, in forte diminuzione rispetto a un anno prima (25). 

VERSANTE RETRIBUZIONI. Secondo i dati Istat, a marzo l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,4% nei confronti di marzo 2018. Complessivamente, nei primi tre mesi del 2019 la retribuzione oraria media è cresciuta dell’1,6% rispetto al corrispondente periodo del 2018.

Osservando l’andamento dei macrosettori, nel mese scorso le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,8% per i dipendenti del settore privato (+1,1% nell’industria e +0,4% nei servizi privati) e del 3,4% per quelli della pubblica
I settori che mostrano gli incrementi tendenziali maggiori sono: attività dei vigili del fuoco (+10,3%); scuola e regioni e autonomie locali (entrambi +3,7%). Si registrano variazioni nulle nel comparto delle funzioni centrali, nelle farmacie private e nel commercio.

IL COMMENTO DEI CONSUMATORI.Bene, ma non basta“, dichiara Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc), commetando il dato Istat sulle retribuzioni. “Finalmente, grazie ai rinnovi contrattuali e alla fine del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici, fermi dal 2010, le retribuzioni sono state adeguate all’aumento del costo della vita e a marzo sono salite dell’1,4% contro un’inflazione dell’1%, ma siano ancora molto lontani dall’aver recuperato quanto perso in questi anni di crisi e di mancati rinnovi. Senza contare che l’incremento per i dipendenti del settore privato è pari appena allo 0,8% su base annua”.

Per Dona “se gli stipendi restano troppo a lungo al palo, il reddito delle famiglie in termini reali non può che scendere ed i consumi ristagnare. Ecco perché vanno ripristinati meccanismi automatici di adeguamento al costo della vita, come la scala mobile all’inflazione programmata”. E infine aggiunge: “Il potere d’acquisto delle famiglie delle famiglie nel 2018 è ancora inferiore del 6,6% rispetto al 2007, del 5,4% nel confronto con il 2008 e del 3,5% con riferimento al 2009“.