Notiziario Notizie Italia L’appello: ‘Bce svegliata tardi con l’inflazione, bazooka salva-Italia è necessario per evitare il peggio’

L’appello: ‘Bce svegliata tardi con l’inflazione, bazooka salva-Italia è necessario per evitare il peggio’

14 Giugno 2022 10:59

Tassi BTP fino a oltre la soglia del 4%, spread BTP-Bund oltre quota 230 punti base, al record dai tempi più bui della pandemia Covid-19: nonostante questo, oltre ai tentativi di qualche esponente della Bce, a seguito del Bce-Day, di calmare i nervi degli investitori, dalla banca centrale europea capitanata da Christine Lagarde non arriva alcuna mano tesa, in aiuto dei BTP e degli altri debiti sovrani dell’area euro.

Lo scudo anti-spread continua a confermarsi non pervenuto, mentre diversi sono gli economisti e anche rappresentanti delle istituzioni, come l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, che sottolineano come l’Italia abbia ricevuto già tanto da Francoforte, e che forse chiedere ancora sarebbe pretendere, stavolta. (vedi commento di Mario Monti su #accattonaggio VS dignità nazionale)

In tutto questo, lo spread BTP-Bund, definito l’indice della paura dell’Europa in un articolo della Cnbc viaggia ai record dal maggio del 2020, e il trend dei tassi – che oggi ritracciano poco al di sotto della soglia del 4% – indica come sui mercati stia tornando martellante il dubbio sulla sostenibilità del debito pubblico italiano.

A salire, in quello che è stato un lunedì nero che ha seguito un venerdì altrettanto nero, dopo il nulla di fatto della Bce, sono tutti i rendimenti dei titoli di stato dell’area euro: i decennali greci sono saliti fino al 4,43% ieri, mentre i rendimenti 10y di Spagna e Portogallo sono balzati fino al 2,9%. I tassi sui BTP a 10 anni sono volati per la precisione fino al 4,10%, al record dal 2013, ovvero degli ultimi otto anni.

Ora, a prescindere dal dibattito su cosa l’Italia possa o meno pretendere dalla Bce – e se abbia soprattutto il diritto di chiedere, dopo tutto ciò che ha ricevuto -, secondo qualcuno comunque l’area euro ha bisogno di un nuovo bazooka anti-spread firmato Bce.

E’ il caso di Marc Ashworth, che su Bloomberg dice la sua in un commento dal seguente titolo: The ECB Needs a Bazooka to Close Bond Spreads, ovvero “La Bce ha bisogno di un bazooka per chiudere gli spread sui bond”.

“Nel luglio del 2008 – ricorda Ashworth – con la crisi finanziaria globale che distrusse l’economia mondiale, l’allora segretario al Tesoro Usa Henry Paulson chiese al Congresso di attribuirgli il potere per concedere crediti illimitati alle agenzie sui mutui:

“Se hai una pistola ad acqua potresti doverla tirare fuori; ma se hai un bazooka, e la gente sa che hai un bazooka, potresti non doverlo tirare mai fuori”.

Sulla base della famosa frase di Henry Paulson, e considerando quanto sta accadendo ai debiti governativi dell’Eurozona, magari, secondo Marc Ashworth, sarebbe il caso che la Bce iniziasse a dare forma a un suo bazooka.

“Con l’inflazione nel blocco che sta viaggiando a un valore quattro volte tanto il target fissato dalla banca centrale – si legge nell’articolo –l‘aumento dei tassi europei, quest’anno, è del tutto logico, e finora il sell off che ha colpito il mercato dei debiti è avvenuto in modo ordinato. Ma i rischi di frammentazione stanno crescendo, così come stanno salendo i premi sui rendimenti delle nazioni periferiche, rispetto a quelli della Germania”. E quando un bond a 10 anni perde 1/5 del suo valore in sei mesi, di norma siamo di fronte a un segnale di stress da parte dell’emittente. E questo sta accadendo non a qualche azienda in difficoltà, ma all’Italia, terza economia dell’Europa.

Con i tassi sui BTP al 4%, “livello record dal 2014, quadruplicato rispetto all’inizio dell’anno, stanno iniziando a sorgere domande sulla sostenibilità del debito italiano. Il differenziale (spread) con la Germania è salito oltre quota 230 punti base, al massimo in due anni”.

Ashworth fa notare anche che “l’aumento dei rendimenti è stato implacabile quest’anno, interessando lo spettro delle varie scadenze” . E’ vero che “è difficile specificare in corrispondenza di quale tasso di interesse gli investitori inizieranno a chiedersi se la nazione farà fatica a onorare i suoi pagamenti. Ma il ricordo della crisi dei debiti dell’Eurozona di dieci anni fa, quando i tassi italiani salirono sopra la soglia del 7% e il futuro dell’intero progretto della moneta comune apparve (o fu?) in pericolo, rimane vivo tra i policy makers“.

Sicuramente, rimane vivo nelle menti degli italiani. “E sebbene la pandemia abbia aumentato i rapporti tra debito-Pil nel blocco, l’Italia rimane più indebitata rispetto al resto della regione, nel suo complesso”.

Alcuni dati mettono poi in evidenza il pericolo che corre l’Italia (e, di conseguenza, l’area euro) in termini pratici: “Più di un terzo del debito governativo italiano esistente di un valore superiore agli 850 miliardi di euro, scade nell’arco dei prossimi quattro anni – scrive Ashworth – Di questa somma, quasi 290 miliardi di euro tra interessi e rinborsi di capitale dovranno essere rifinanziati soltanto l’anno prossimo. Chiaramente, ciò deve avvenire a livelli che l’Italia può permettersi di pagare; al momento – viene sottolineato – l’Italia paga un tasso di interesse ponderato medio pari al 2,5%, stando ai dati compilati da Bloomberg.

Di conseguenza nell’immediato, “il grande interrogativo monetario è quando la cavalleria della Bce sfornerà un piano contro la frammentazione(bazooka) per arginare l’aumento dei costi di finanziamento sostenuti dalle nazioni della periferia (dell’Eurozona)”.

Viene fatto notare che i tassi sui bond greci che sono balzati di nove volte nel corso dell’ultimo anno e i bond spagnoli e portoghese che stanno anch’essi soffrendo”.

Ashworth avverte che il desiderio tardivo della Bce di affrontare l’inflazione comporta il rischio che molti stimoli monetari vengano ritirati simultaneamente, fattore che ha il potenziale di trasursi in un credit crunch, nel caso in cui le condizioni finanziarie dovessero contrarsi in modo troppo veloce.

Marc Ashworth così conclude:

Potrebbe sembrare bizzarro che la Bce annunci la fine del programma di acquisti di asset per poi creare subito dopo un nuovo veicolo per l’acquisto di bond. Ma sono le necessità che devono prevalere, e il Consiglio direttivo (della Bce) può essere proattivo nel rassicurare i mercati finanziari sulla capacità di alzare i tassi di interesse e di ritirare gli stimoli e, allo stesso tempo, di creare anche un meccanismo che limiti il crollo inevitabile dei mercati dei bond dovuto alla sua recente riscoperta dell’entusiasmo per una politica monetaria più restrittiva”.

“La Bce – è il consiglio vivo di Asworth -dovrà essere creativa nei prossimi mesi”. A prescindere se l’Italia abbia il diritto di pretendere o meno l’arrivo di un nuovo bazooka salva-Btp.