Gualtieri e Moscovici rassicurano: con riforma Mes nessuna ristrutturazione preventiva del debito
La riforma del Mes non prevede alcun bisogno di avviare una ristrutturazione preventiva del debito pubblico. Parola del ministro dell’economia Roberto Gualtieri, che si sente costretto a intervenire con una nota dopo il polverone sollevato da indiscrezioni stampa e accuse contro lo stesso premier Conte – in prima linea la Lega di Matteo Salvini -, per spiegare in cosa consiste la riforma dell’istituto“. Intanto, è bene ricordare la natura di questo strumento: in italiano Mes, più in generale ESM, acronimo che sta per European Stability Mechanism, ovvero Meccanismo europeo di stabilità, anche Fondo salva-stati.
Il Mes – si legge nel sito della Commissione europea – fa parte della strategia Ue concepita per tutelare la stabilità finanziaria dell’area euro. Così come il suo predecessore, l’EFSF (European Financial Stability Facility, ovvero strumento europeo di stabilità finanziaria, con natura temporanea), il Mes fornisce assistenza finanziaria ai paesi dell’area euro che sperimentano difficoltà di finanziamenti o ne sono minacciate“.
In questi ultimi giorni, in Italia è esplosa la polemica, con tanto di accuse arrivate dalla coppia sovranista Salvini-Meloni contro il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Conte è stato accusato dal Carroccio di aver firmato di nascosto e durante la notte la riforma del Mes. Una riforma che andrebbe a detrimento dell’Italia in quanto implicherebbe una ristrutturazione del debito del paese dell’Eurozona in difficoltà, tra l’altro in via preventiva.
Si comprende come l’ipotesi di una ristrutturazione del debito italiano abbia provocato sconcerto e preoccupazione in Italia: già di per sé un evento del genere farebbe rimpiombare l’Italia nel girone infernale dei paesi esposti alla speculazione, a causa del loro elevato debito pubblico. Figuriamoci come reagirebbero i mercati se la ristrutturazione del debito dovesse essere preventiva.
Come ha detto l’economista Giampaolo Galli – in base a quanto ricordato dall’Huffington Post, la precondizionalità della ristrutturazione del debito sarebbe una vera e propria pistola puntata alla tempia dell’Italia:
“Una ristrutturazione preventiva sarebbe un colpo di pistola a sangue freddo alla tempia dei risparmiatori, una sorta di bail-in applicato a milioni di persone che hanno dato fiducia allo Stato comprando titoli del debito pubblico. Sarebbe un evento di gran lunga peggiore di ciò l’Italia ha vissuto negli ultimi anni a causa dei fallimenti di alcune banche”.
GUALTIERI: RIFORMA MES NON IMPLICA RISTRUTTURAZIONE PREVENTIVA
Il punto, si legge nella nota di Gualtieri, è che questa idea, nella riforma del Mes, non ci sarebbe: “è bene chiarire come la riforma del Mes non introduca in nessun modo la necessità di ristrutturare preventivamente il debito per accedere al sostegno finanziario. Quanto all’introduzione delle clausole cosiddette Single-limb per il debito emesso dopo il 2022 si tratta di un cambiamento noto da tempo e che non avrà alcun impatto sul debito pubblico dei paesi dell’eurozona, e che anzi impedisce comportamenti opportunistici e ricattatori da parte di fondi speculativi”.
Dunque, tanto rumore per nulla? Ieri una reazione da vero e proprio panico è arrivata dal numero uno dell’Abi, Associazione bancaria italiana, che ha minacciato addirittura di smettere di acquistare BTP: “Siamo liberi di comprare quello che vogliamo, non abbiamo vincolo di portafogli. Noi abbiamo in questa fase circa 400 miliardi di debito pubblico italiano. Come investitore il mio problema è che cosa la Repubblica fa per tutelare il debito pubblico. Il problema è il debito pubblico italiano, che non è il debito delle banche”, ha detto Antonio Patuelli.
Una schiarita sulla questione è arrivata in serata anche con le rassicurazioni di alcune fonti Bankitalia così come dallo stesso Carlo Messina, numero uno di Intesa SanPaolo, che ha ripetuto di ritenere che il debito pubblico italiano non abbia alcun problema di sostenibilità.
Più di una puntiializzazione sul Mes, infine, ha visto come mittente il commissario agli Affari economici Ue, uscente, Pierre Moscovici che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha sottolineato che la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità “prevede che possa facilitare il dialogo fra governo coinvolto e investitori su base volontaria, informale, non vincolante, temporanea e riservata. Non è una rivoluzione. Non è una questione di fiducia o sfiducia verso l’Italia”.
Ancora, il commissario ha definito la riforma “parte di un pacchetto di misure per rafforzare l’unione monetaria in caso di choc”, e ha ricordato che “a giugno ci fu un accordo per consolidare l’unione bancaria con il cosiddetto backstop, la rete di sicurezza del fondo di risoluzione delle banche. Serve se un Paese non riesce a far fronte da solo a una crisi dei suoi istituti, e fa parte del Mes. È il pacchetto da adottare al vertice dei leader dell’area euro in dicembre. Poi partono le ratifiche nazionali. Noi alla Commissione abbiamo proposto anche di integrare il Mes nelle istituzioni comunitarie”.
Detto questo, Moscovici ha ammesso che alcuni stati “nel negoziato volevano condizionare l’aiuto del Mes alla ristrutturazione del debito pubblico”. Ma “questo è stato evitato grazie alla resistenza della Commissione e di numerosi Paesi, fra cui l’Italia” . Il commissario ha affrontato anche il dibattito sulla necessità di apportare modifiche al Patto di Stabilità:
“Ne sono convinto. Non ho mai pensato che quello delle sanzioni fosse un approccio intelligente. Le regole vanno cambiate, ma non nel senso ordoliberale che vorrebbe qualcuno a Berlino. Abbiamo bisogno di regole più semplici, meno prone ad accentuare i cicli economici verso l’alto e il basso, più leggibili, più capaci di sostenere la crescita. Ci vuole una sola priorità: la riduzione del debito. Poi nel caso dell’Italia c’è un secondo obiettivo: migliorare la produttività. Non si può accettare che cresca un punto meno dell’area euro”.
L’idea avanzata da alcuni paesi di condizionare l’aiuto del Fondo salva stati alla ristrutturazione preventiva del debito pubblica è stata confermata anche dal ministro Gualtieri nella nota diramata ieri:
“Effettivamente, all’inizio del negoziato alcuni paesi avevano chiesto che la ristrutturazione del debito divenisse una condizione per l’accesso all’assistenza finanziaria ma, anche grazie alla ferma posizione assunta dall’Italia, queste posizioni sono state respinte e le regole sono rimaste identiche a quelle già in vigore. La valutazione sulla sostenibilità del debito è infatti sempre esistita sin dalla creazione del Mes e non implica una ristrutturazione automatica del debito. Non ci sono in tal senso cambiamenti sostanziali. Il dibattito di questi giorni su questo argomento è senza senso”.