Effetto Covid-19, tre città italiane sono più colpite di altre: Torino, Venezia e Genova. Tiene il Sud

L’effetto della pandemia di Covid-19, scoppiata in Italia alla fine di febbraio, non avrà lo stesso impatto su tutte le città italiane. Tra le più colpite? Torino, Venezia, Genova e Cagliari sono le città metropolitane che in termini percentuali risentiranno maggiormente delle conseguenze della pandemia. Il motivo principale è racchiuso nel fatto che sono in sofferenza settori fondamentali nella loro economia, quali, nell’ordine, l’automotive, il turismo, il trasporto marittimo e la raffinazione petrolifera. Al contrario, Catania e Bari, ma anche Bologna e Milano (che però è la più colpita in valori assoluti), sembrano meno esposte alle perdite, sia in uno scenario soft senza ulteriori lockdown, sia in uno scenario hard con altri periodi di chiusura fino a fine anno. E’ questo lo scenario che emerge da uno studio realizzato da Cerved per Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani, in cui si monitora l’andamento di oltre 1.600 settori produttivi e si quantifica l’impatto del Covid19 sulle imprese delle 14 città metropolitane italiane.
Secondo Cerved, tra i principali operatori nella gestione del rischio di credito, le città metropolitane potrebbero subire nel prossimo biennio una perdita di fatturato dai 244 ai 320 miliardi di euro, quasi la metà del totale nazionale, a seconda dell’evoluzione del contagio e della “specializzazione” dell’economia locale. Nello scenario definito ‘soft’, nel 2020 la perdita si aggirerebbe attorno all’11,8% dei ricavi (un po’ meno della media italiana, -12,7%), con un rimbalzo nel 2021 del 10,2% che non riporterebbe però i fatturati ai livelli del 2019 (- 2,8%); mentre in quello ‘hard’, la caduta dei ricavi sarebbe maggiore (-16,4%), anche se sempre inferiore alla media (-18%), e con un gap più ampio rispetto al 2019 (-4,3%).
La classifica 2020
Nel 2020 la città più colpita in termini percentuali (perché l’ordine cambia se invece si considerano i valori assoluti) risulta essere Torino, che mostra un calo dei ricavi del 14,4% nel caso soft e del 20,2% in quello hard, seguita da Venezia (13,8% e 19,2%), Genova (12,5% e 17,9%) e Cagliari (12,4% e 18,2%), che alternano terzo e quarto posto in base allo scenario. Seguono Messina (-12,4% e -17,7%), Napoli (-12% e -17,5%), Firenze (-12% e -17,2%) e Palermo (-12% e -17,1%), che però nello scenario peggiore è, insieme a Venezia, quella che chiuderà il 2021 con lo scarto maggiore sul 2019 (-5,7%). Ancora: Roma (-11,8% e -16%), Bologna (-11,2% e -15,8%), Milano (-11% e -15,4%) e Reggio Calabria (-11% e -16%, quindi al livello di Roma nello scenario hard). Chiudono la classifica Bari (-10,6% e -15,1%) e Catania (-9,4% e -13,2%).
La classifica cambia, invece, in termini assoluti, con le maggiori perdite di fatturato nel biennio 2020-21 che riguarderebbero Milano (da 74 a 97,6 miliardi di euro in meno in base allo scenario), Roma (da 63,2 a 82,4), Torino (da 26 a 34), Bologna e Napoli, entrambe da 15,4 a oltre 20 miliardi, Firenze (da 13,5 a 17,7), Genova (da 9,2 a 12,5) e Venezia (da 9 a 11,7). Come è naturale che sia ” gli effetti più pesanti riguardano le zone con la maggiore concentrazione di settori gravemente danneggiati, con una perdita di più di un quarto del fatturato nel 2020 (oltre il doppio della media): attività in cui è difficile rispettare le norme di distanziamento, legate alla mobilità o con un forte calo dell’export”, segnala lo studio di Cerved per Anci. La città metropolitana con la più alta quota di fatturato in questi ambiti è Torino (44,7%), seguita da Firenze (37,6%) e Venezia (35,7%). Ma ci sono anche casi in cui è maggiore il peso dei settori “anticiclici”, che si sono distinti per l’andamento positivo e che incidono in particolare sui ricavi di Catania (20%), Reggio Calabria (19%) e Firenze (17%).
Le ricadute sull’occupazione e a livello settoriale
C’è poi tutto il discorso occupazionale. Se si osserva e analizza la situazione da questa prospettiva la classifica cambia. In questo caso è Venezia la città che in percentuale risulta più esposta allo shock, con 73.500 dipendenti nelle attività a maggiore impatto (42,6%), seguita da Messina (17.500, il 41% del totale) e Napoli (oltre 133.000, il 39,1% del totale). Paradossalmente Milano, con quasi 307.000 dipendenti a rischio, risulta ultima (29%).
Dallo studio emerge quali sono, in ogni città metropolitana, i settori che nel biennio 2020-21 subiranno il maggior calo di fatturato: a Torino, si prevede che l’automotive perderà 6,6 miliardi di euro, che salgono a 10 se si considerano gli altri comparti della filiera (concessionari e componenti). Venezia risentirà, invece, del calo della domanda turistica, in particolare nel settore alberghiero (-0,8 miliardi di euro) e del trasporto passeggeri per vie d’acqua interne (-0,4miliardi).
Gli alberghi restano il settore più colpito anche a Messina (-0,2 miliardi) e figurano ai primi posti a Napoli (-0,7 miliardi) e a Cagliari (-0,1 miliardi), dove però vanno peggio l’automotive (-2,1 miliardi) e la raffinazione petrolifera (-1,5 miliardi). A Firenze, forte calo per la pelletteria e valigeria (-2,2 miliardi), a Genova per i trasporti marittimi (-2 miliardi), con impatti sulla cantieristica (-0,6 miliardi). A Roma le perdite più consistenti riguardano la distribuzione di carburanti e combustibile extra-rete (-11,4 miliardi), a Milano, nei concessionari di autoveicoli e motocicli (-7,1 miliardi).