Notiziario Notizie Italia E’ il giorno del giudizio per Carige, ecco cosa rischia

E’ il giorno del giudizio per Carige, ecco cosa rischia

20 Settembre 2019 09:33

Una vera e propria marea di azionisti Carige per il giorno più lungo nella storia dell’istituto ligure. Il rischio liquidazione coatta spaventa soci e dipendenti della banca con l’ombra lunga del possibile no alla ricapitalizzazione da parte della famiglia Malacalza, azionista di riferimento con il 27,55%. 

Il piano di rafforzamento patriomoniale da complessivi 900 milioni di euro prevede una nuova maxi-ricapitalizzazione da 700 milioni di euro. Il timore principale è chiaramente quello che l’operazione architettata da Fondo interbancario (Fitd), Schema volontario di intervento e Cassa centrale banca (Ccb) non passi. Per incentivare la presenza in assemblea dei piccoli soci è prevista l’assegnazione di azioni pari a 10 milioni di euro ai titolari di quote attuali fino allo 0,1% del capitale. Saranno privilegiati i soci che si presenteranno, anche per delega, in assemblea, indipendentemente dal voto espresso (anche se contrario o astensione).

Affluenza record può non bastare, ecco i quorum necessari

Nonostante l’affluenza in proprio o per delega sia altissima, se Malacalza voterà no o si asterrà, quasi certamente l’operazione non passerà con la conseguenza che il delicato dossier tornerà nelle mani delle autorità di vigilanza europee ed italiane, con sullo sfondo il possibile coinvolgimento dello Stato.

Per la validità dell’assemblea serve la presenza del 20% del capitale. Per approvare la proposta, invece, è necessario il voto favorevole dei due terzi. Per controbilanciare il no (o astensione) di Malacalza servirebbe la presenza complessiva dell’85-90% del capitale e un voto positivo praticamente di tutti ad esclusione di Malacalza. Numeri quasi impossibili da realizzare. 

No al piano porterebbe a liquidazione coatta 

Il no dei soci porterebbe a uno scenario di liquidazione. “In caso di mancata approvazione dell’Aumento di Capitale da parte dell’Assemblea, e, quindi, in assenza del Rafforzamento Patrimoniale, la Banca si troverà in una situazione di crisi, con conseguente sottoposizione della stessa e del gruppo ad essa facente capo ad azioni straordinarie e/o a misure da parte delle Autorità competenti, che potrebbero determinare la liquidazione coatta amministrativa della Banca, ovvero in alternativa l’applicazione, tra gli altri, degli strumenti di risoluzione delle crisi bancarie di cui al Decreto Legislativo 16 novembre 2015”, rimarca una relazione dei commissari di Banca Carige.

La liquidazione coatta fu lo scenario che si materializzò per le banche ex popolari venete (veneto banca e Popolare Vicenza) poi finite sotto Intesa Sanpaolo, invece per MPS si arrivò alla ricapitalizzazione precauzionale. 

Tra le opzioni circolate nelle ultime ore c’è anche quella di convocare una nuova assemblea in caso di bocciatura dell’aumento e nella nuova adunata con sterilizzazione della quota di Malacalza. Ma come sottolineato da Il Sole 24 Ore di ieri, la Bce avrebbe fatto capire che non vuole intervenire con una mossa del genere (la sterilizzazione della quota), che non ha precedenti.