Finanza Notizie Italia Confindustria: produzione industriale per ora regge ma secondo trimestre in netto peggioramento

Confindustria: produzione industriale per ora regge ma secondo trimestre in netto peggioramento

3 Marzo 2020 15:21

L’emergenza coronavirus si ripercuote sui mercati e sull’economia italiana. A soffrire il settore industriale anche se nelle stime di produzione per il primo bimestre l’effetto Covid-19 ancora modesto. Così emerge dall’Indagine Rapida del Centro Studi di Confindustria sulla produzione industriale italiana.

Produzione industriale in affanno per il Covid-19

Fino a febbraio, si legge nell’Indagine, l’impatto delle misure di contenimento della diffusione in Italia del Covid-19 risulta essere ancora limitato nell’industria ed è riconducibile quasi esclusivamente alle interruzioni lungo le catene globali del valore, originate dalla mancata produzione in diversi distretti della Cina. Per quanto riguarda invece gli effetti diretti, dipendenti dal blocco delle attività deciso dalle autorità in alcuni comuni italiani, in febbraio al momento sono marginali per due ragioni sottolinea il CsC: da una parte il decreto che è entrato in vigore il 23 febbraio e dall’altra il fatto che ha interessato un’area ristretta, con una quota di industria pari a circa il 20% del tessuto produttivo locale.

PIL atteso in calo nel trimestre in corso

Alla luce delle informazioni disponibili fino ad oggi, il Centro studi di Viale dell’astronomia  si attende un calo del PIL italiano già nel trimestre in corso, specie a causa della caduta del valore aggiunto nei servizi.

Nei prossimi mesi, inoltre, inizieranno a farsi sentire in Italia le conseguenze della diffusione del virus nel resto d’Europa. Se la situazione non migliorerà rapidamente (uno scenario che al momento appare improbabile) secondo il CsC ci sarà un peggioramento della dinamica nel secondo bimestre, quando anche l’industria registrerà importanti contraccolpi.

In assenza di misure efficaci e tempestive di politica economica – non solo in Italia – conclude il CsC, il rischio peggiore è che si verifichi un avvitamento tra shock della domanda e dell’offerta in grado di provocare una forte e prolungata recessione.