Finanza Il governo cambia i contratti a termine. I precari hanno meno tutele?

Il governo cambia i contratti a termine. I precari hanno meno tutele?

3 Maggio 2023 13:45

Decreto Lavoro: cosa succede ora ai precari? Davvero meno tutele?

Il Decreto Lavoro varato il 1° maggio 2023 ha ridotto le tutele per i lavoratori precari? E’ proprio così?

Iniziamo con il fare il punto sui cambiamenti che ha introdotto il governo Meloni: il decreto, in estrema sintesi, ha provveduto a modificare le causali che permettono di prorogare i rapporti di lavoro oltre i dodici mesi e fino a ventiquattro.

In estrema sintesi sono state allentate le maglie per poter ricorrere ai voucher e al lavoro a tempo determinato.

Quali cambiamenti una tale modifica comporterà per i lavoratori precari?

Questo sicuramente costituisce il punto più importante da comprendere.

Partiamo con il ricordare che la durata dei contratti a termine era stata ridotta nel 2018: ad introdurre queste modifiche era stato il Decreto Dignità, firmato da Luigi Di Maio, a quel tempo ministro del lavoro.

La normativa rimasta in vigore fino ad oggi prevede che la durata massima di questi contratti sia di dodici mesi, che possono arrivare a ventiquattro, nel momento in cui si presentino alcune condizioni, tra le quali ci sono le seguenti esigenze:

  • temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività;
  • di sostituzione di altri lavoratori;
  • connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.

Il nuovo decreto, le novità per i precari

Il decreto lavoro è andato a modificare le causali che permettono di far proseguire i contratti a tempo determinato, che in questo modo possono essere rinnovati oltre i dodici mesi.

In una nota l’esecutivo spiega che il rinnovo potrà avvenire:

  • quando lo prevedono i contratti collettivi;
  • per rispondere a particolari esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, che siano state individuate direttamente dalle parti. Questo può avvenire nel momento in cui una delle parti dovesse rinunciare alla contrattazione collettiva e, comunque vada, entro il termine del 31 dicembre 2024;
  • per la sostituzione di altri lavoratori.

Ma quali sono i cambiamenti che i lavoratori precari dovranno affrontare in concreto?

Molto semplicemente le causali saranno meno stringenti.

Il rinnovo non dovrà più essere giustificato e motivato da delle ragioni straordinarie, come quella legata, ad esempio, ad un temporaneo aumento dell’attività produttiva.

A determinare la liceità della proroga oltre i dodici mesi saranno principalmente i contratti collettivi.

Nel caso in cui questi dovessero mancare, il datore di lavoro avrà la possibilità di ricorrere al lavoro a termine nel caso in cui ci siano particolari esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva, che le parti coinvolte hanno individuato.

Cambiano le regole sui voucher

Il decreto lavoro è andato a modificare anche i voucher. Vengono alzate le soglie delle prestazioni di lavoro occasionale, che passano da 10.000 a 15.000 euro, per quanti stiano operando nei seguenti settori:

  • congressi;
  • fiere;
  • eventi;
  • stabilimenti termali;
  • parchi divertimento.

Sarà, quindi, più facile ricorrere ai buoni lavoro, almeno in alcuni ambiti. La Legge di Bilancio aveva allargato l’uso di questo strumento, che è stato portato da 5.000 a 10.000 euro, permettendo di retribuire in maniera più alta le prestazioni di lavoro occasionali.

Queste scelte, comunque, sono state duramente criticate dai sindacati e dalle opposizioni.

Così Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd.

“L’estensione dei voucher e la liberalizzazione dei contratti a termine è l’esatto contrario di ciò che serve. Perché quei contratti vanno limitati, serve una legge sulla rappresentanza e un salario minimo. Aumentano la precarietà e vogliono far passare la tesi che si fa l’interesse delle imprese precarizzando il lavoro e invece, purtroppo, si crea un fossato tra le imprese in difficoltà che si aggrappano a qualsiasi possibilità pur di sopravvivere e quelle che invece si rifiutano comunque di sfruttare la precarizzazione del lavoro“.