Finanza I tre cardini della riforma fiscale: cosa vuole cambiare la Meloni

I tre cardini della riforma fiscale: cosa vuole cambiare la Meloni

16 Marzo 2023 14:03

Sul tavolo del consiglio dei Ministri vi è il Disegno di Legge sulla Riforma fiscale. Ad anticiparlo è stata il premier Giorgia Meloni, che ha spiegato qual è uno dei punti cardini sui quali si appoggerà la riforma: più assumi e meno paghi di tasse.

La riforma si appoggerà su tre principi cardine:

  • riduzione della pressione fiscale;
  • un nuovo rapporto tra contribuente e Stato, non vessatorio ma paritetico;
  • reale lotta all’evasione fiscale.

In attesa di conoscere nel dettaglio come possa essere la riforma fiscale, è possibile dare un’occhiata alla bozza del testo, che è suddiviso in cinque capitoli.

Una delle questioni, che costituiscono il cuore della riforma del fisco, è l’intervento diretto su Irpef, Irap, Ires, Iva e tributi doganali.

Il progetto è quello di rivedere anche i meccanismi con i quali si effettuano di accertamento, sanzionatori e di riscossione.

La riforma fiscale

L’intenzione del legislatore è molto chiara: si punta a rinnovare l’aspetto fiscale, focalizzandosi principalmente sull’adempimento dei contribuenti e sulle tecnologie.

I contribuenti saranno stimolati ad assumere un corretto approccio al fisco: verranno irrogate delle sanzioni più basse a quanti decideranno di collaborare con l’erario.

La tecnologia, invece, sarà un vero e proprio supervisore, grazie a particolari algoritmi di intelligenza artificiale, a cui verrà delegato il compito di coadiuvare le autorità di indagine e verifica.

Fondamentalmente la riforma fiscale è costituita da 22 punti, suddivisi in cinque parti:

  • principi generali e tempi di attuazione;
  • tributi;
  • procedimenti e sanzioni;
  • testi unici;
  • disposizioni finanziarie.

Imposte, aliquote e sconti

In questo momento l’Irpef si basa su quattro diverse aliquote: l’obiettivo è quella di rimodellarla su tre fasce diverse.

È prevista, inoltre, una flat tax incrementale anche per i lavoratori dipendenti. Giorgia Meloni ha confermato quella che è una delle idee di fondo della riforma fiscale:

Un asse portante della delega fiscale sarà la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche, con progressiva riduzione del numero di aliquote Irpef e l’obiettivo di un minore carico fiscale per tutti i contribuenti, con particolare attenzione ai redditi medio bassi e tenendo conto della composizione del nucleo familiare.

Particolarmente importante sarà la questione delle spese, che verranno riconosciute per accedere alle detrazioni fiscali.

Sono escluse le spese sanitarie, gli interessi passivi sui mutui per la prima casa, i contributi di colf e badanti e le spese per l’istruzione.

Invece del consueto computo aritmetico, verrà introdotto un forfait, che varia a seconda dello scaglione di reddito del contribuente.

Le ipotesi prevedono delle deduzioni al 4% per gli scaglioni più bassi, del 3% per quelli intermedi e del 2% per quelli più alti.

Cosa succederà all’Irap e all’Iva

Gli studi associati, le società tra professionisti e le società di persone non saranno più soggetti all’Irap.

Dovranno, però, mettere in conto una sovraimposta calcolata sull’imponibile Ires.

Con la riforma fiscale verrà messo mano anche all’Iva: è prevista una revisione delle operazioni esenti, alle aliquote e al regime delle detrazioni.

Verrà attivata una procedura semplificata per i rimborsi, che lo Stato deve ad imprese e cittadini.

Discorso particolare riguarda le imposte sul reddito delle imprese, che dovranno diventare uno strumento per attirare capitali esteri.

Dall’attuale 24% si vuole ridurla per gli imprenditori che investono o creano occupazione. L’obiettivo è di portarla al 15%, diventando un incentivo per le imprese virtuose.

Dal primo gennaio 2024 ci sarà la global minimum tax che è una importante novità approvata in Europa che però rende necessaria una revisione dell’Ires per non comprimere la competitività delle imprese – ha spiegato la Meloni -. Intendiamo ridurre l’aliquota Ires sugli utili non redistribuiti che vengono impiegati in investimenti qualificati e in nuove assunzioni a tempo indeterminato. Più assumi, meno tasse paghi allo Stato“.