Finanza Le città italiane in cui si vive meglio? Eccole

Le città italiane in cui si vive meglio? Eccole

Pubblicato 29 Maggio 2023 Aggiornato 29 Maggio 2023 21:07

Le città dove si vive meglio, il sondaggio.

Quali sono le città nelle quali si vive meglio? A dare una risposta a questa domanda ci ha pensato il consueto report dedicato alla “Qualità della vita” realizzato da Il Sole 24 Ore, che è stato presentato in anteprima al Festival dell’Economia di Trento.

È proprio Trento ad essere la città migliore per gli anziani e per la speranza di vita.

Ad essere protagonisti del report sono bambini, giovani ed anziani. Trento è risultata essere al primo posto per quanto riguarda gli investimenti sull’assistenza domiciliare per gli over 65.

Le città migliori nelle quali vivere

L’analisi ha avuto l’ampio merito di fotografare gli aspetti economici e demografici che rappresentano l’Italia a trecentosessanta gradi.

Lo studio si è focalizzato sui trend che stanno caratterizzando il nostro paese:

ovunque i canoni di locazione sono in crescita, mentre la disoccupazione giovanile si è attesta su un 20%.

Scende, invece, il tasso dei cosiddetti Neet (Not in Education, Employment or Training), ossia di quei giovani che, in questo momento, non stanno lavorando e non studiano e che, soprattutto, hanno un’età compresa tra i 15 ed i 29 anni.

Ma quali sono le città nelle quali è meglio vivere?

Prima di rispondere a questa domanda dobbiamo ricordare che il report si basa su alcune fasce d’età, che vengono generalmente considerate strategiche per lo sviluppo della società.

Per quanto riguarda i bambini, la città migliore in cui vivere è Siena.

Per i giovani, al primo posto per la qualità della vita si colloca Ravenna.

Come abbiamo visto, invece Trento risulta essere sul podio per quanto riguarda la categoria anziani.

Proprio in questa città aumenta la speranza di vita per quanti hanno più di 65 anni.

Spazio ai giovani

Particolare importanza, all’interno del report, viene data ai giovani, che rappresentano l’unica categoria in grado di contribuire attivamente alla crescita a livello nazionale.

Sono stati interpellati qualcosa come 2.000 ragazzi con un’età compresa tra i 18 ed i 29 anni: gli intervistati hanno risposto ad un sondaggio il cui scopo era quello di riuscire ad individuare le loro aspettative e quali fossero le criticità che avevano riscontrato.

Quello che ne è emerso è un risultato particolarmente deludente, che ha messo in evidenza un blocco per i giovani in ambito lavorativo e familiare.

Almeno il 55% delle persone intervistate vorrebbe avere un figlio, ma molto spesso questo non accade perché non ne sussistono le condizioni.

Adriano Bordignon, Presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, ha chiarito che questi dati derivano dal fatto che i più giovani, in questo momento, non hanno delle certezze.

E che, soprattutto, vorrebbero dalla politica maggiori prospettive per riuscire ad affrancarsi dalla famiglia ed essere indipendenti il prima possibile.

Questo, sicuramente, è il motivo per il quale sono necessarie politiche lungimiranti.

Proprio in merito ai dati che sono stati presentati, Alessandro Rosina, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha spiegato che “per valutare lo stato di benessere del Paese non basta un unico indicatore, il PIL, legato all’andamento economico, ma una rete di indicatori tra cui la demografia, l’educazione, l’occupazione”.

Rosina ha poi sottolineato come i giovani siano fondamentali per rafforzare il territorio. Questo è il motivo per cui è necessario stimolare il mercato del lavoro. Il docente sostiene che la povertà economica sia legata a quella produttiva.