Finanza Pnrr: l’Italia corre il rischio di perdere tutti i fondi del 2023

Pnrr: l’Italia corre il rischio di perdere tutti i fondi del 2023

26 Maggio 2023 15:44

I ritardi, che si stanno accumulando sul Pnrr, preoccupano il Governo Meloni. Anche perché i 40 miliardi di euro che l’Italia dovrebbe ricevere nel corso del 2023 sono letteralmente a rischio.

Purtroppo le raccomandazioni di primavera, inviate dalla Commissione europea, non sono state positive con il nostro paese.

In linea teorica, non ci sarebbe alcuna novità: su alcuni punti, però, la pressione dell’Unione europea è particolarmente insistente e preoccupante.

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha ricevuto diversi richiami: molti di questi hanno coinvolto proprio il Pnrr.

A prendere una posizione netta è stato anche Paolo Gentiloni, commissario europeo per L’Economia, che ha sottolineato che l’Italia deve chiedere la quarta e la quinta tranche del Pnrr.

La prima scadenza è prevista per il prossimo 30 giugno 2023, mentre la seconda arriverà il 31 dicembre 2023.

Ottenere questi fondi, però, non sarà così semplice come molti si aspettano.

Pnrr, è tempo di muoversi

Per non perdere i fondi del Pnrr, in estrema sintesi, l’Italia deve fare in fretta. O rischia di non prendere proprio niente.

Nel caso in cui le proposte di modifica non dovessero arrivare entro giugno, il ritmo del pagamento delle rate sarebbe a rischio. A confermarlo è lo stesso Paolo Gentiloni.

Cosa significa tutto questo? In altre parole se il nostro paese non si dà una mossa, corre il rischio di perdere i 40 miliardi di euro previsti dal recovery fund per il 2023.

Il timore è che possa addirittura rimanere a secco per tutto l’anno: questa, comunque, risulta essere un’ipotesi estrema.

Raffaele Fitto, il ministro che sta gestendo il dossier, ha chiesto ai propri colleghi di presentare immediatamente le richieste di modifica.

L’intenzione, almeno sulla carta, è quella di arrivare a Bruxelles entro la metà di giugno con il dossier chiuso.

Purtroppo, però, i problemi continuano a restare: i Comuni e le Regioni sono indietro con i tempi e si stanno lamentando della volontà di Fitto di centralizzare il piano.

Gestire tutte le operazioni del Pnrr direttamente da Roma permetterebbe di evitare  sprechi di risorse, che per l’Italia non sarebbe proprio una novità.

Gli avvertimenti di Gentiloni

Fino ad oggi, per quanto riguarda i ritardi del Pnrr, la Commissione europea ha sostanzialmente chiuso un occhio.

Il pressing, però, adesso inizia a farsi insistente: si è alla ricerca di un accordo, evitando un vero e proprio scontro.

I tempi sono stretti: adesso è necessario che l’Italia si faccia avanti e provveda a presentare le modifiche nel più breve tempo possibile.

Paolo Gentiloni ha ribadito quanto sia importante per l’Italia attuare il Pnrr: anche perché stiamo parlando del paese che sta ricevendo più soldi.

Nel corso di un intervento tenuto al Festival dell’Economia di Trento, Gentiloni ha spiegato che “il problema non è denunciare i ritardi ma evitare che si producano. Il governo italiano ha fatto la terza richiesta di erogazione e dobbiamo essere consapevoli che nei prossimi mesi la parte fondamentale deve svilupparsi”.

Fino ad oggi l’Italia ha già ricevuto qualcosa come 67 miliardi di euro, che a breve dovrebbero diventare 86. Dovranno arrivare altri 40 miliardi di euro nel 2023 e sarà importante, secondo Gentiloni, riuscire “metterli a terra in Italia per il successo dell’operazione, quindi quando dico che bisogna fare presto e bene nel Pnrr italiano lo dico nell’interesse non solo italiano ma anche nell’interesse europeo, perché se non vanno bene le cose in Italia non vanno bene in Europa”.

Fino ad oggi l’Italia ha preso tempo e non ha ancora presentato il piano di modifica del Pnrr.

L’intenzione di Fitto sarebbe quella di procedere con il fare molti micro-interventi al finanziamento di grandi imprese.

L’intenzione, inoltre, sarebbe quella di spostare dal recovery fund alla programmazione ordinaria i fondi europei, considerando che andrò a scadere più avanti nel tempo: nel 2029 invece che nel 2026.

Raffaele Fitto ha sottolineato che non sono in discussione gli obiettivi finali. Si punta a rivedere le tempistiche e le modalità per raggiungerli.