Turismo in crisi: spiagge vuote e caro ombrellone
L'estate 2025 vede prezzi in forte aumento negli stabilimenti balneari italiani e spiagge vuote con caro ombrellone senza precedenti.
Fonte immagine: unsplash
A 212 euro per ombrellone e due lettini nella classica settimana d’alta stagione, la questione del caro ombrellone si è trasformata in un vero e proprio rompicapo per i vacanzieri dell’estate 2025. L’aumento rispetto all’anno precedente, unito a picchi di spesa come quelli del Twiga Beach Club che toccano i 1.500 euro al giorno, ha generato un clima di diffidenza tra i turisti.
In località un tempo abbordabili, il rincaro ha fatto schizzare i costi a livelli mai visti, innescando reazioni contrastanti tra i gestori e provocando un’inevitabile ondata di polemiche. Il risultato? Un clima di crescente tensione che, tra famiglie in difficoltà e imprenditori a caccia di nuovi equilibri, rende la situazione più incerta che mai.
Le vacanze in riva al mare, un tempo sinonimo di spensieratezza, hanno subìto una drastica frenata a causa del crollo delle presenze turistiche in parte dovute al caro ombrellone. Dai lidi calabresi, dove le prenotazioni sono calate del 40%, alle spiagge dell’Emilia-Romagna, che registrano un segno meno altrettanto preoccupante, il quadro appare poco roseo.
Anche la costa toscana — tradizionalmente gettonata da un turismo di fascia medio-alta — ha visto ridursi gli arrivi di un ulteriore 20%. Tra costi operativi in aumento e minori incassi, i gestori faticano a mantenere gli standard qualitativi di sempre, mentre i visitatori si trovano a fare i conti con budget limitati e poche alternative davvero convenienti.
Non solo caro ombrellone: restrizioni e accessibilità limitata
Allo scenario dei listini alle stelle, si aggiunge la controversa introduzione delle spiagge a numero chiuso in diverse zone di Sardegna e Toscana. Se da un lato queste misure nascono con l’intento nobile di salvaguardare l’ambiente costiero, dall’altro hanno finito per ridurre drasticamente la disponibilità di posti.
Il mix tra caro ombrellone e accessi contingentati genera amarezza tra le famiglie che preferivano il mare italiano a destinazioni straniere. La percezione è che chi possa permettersi queste tariffe abbia maggiore libertà di scelta, mentre per molti altri la vacanza si trasforma in un lusso irraggiungibile, provocando un crescente senso di ingiustizia.
Per quanto i gestori difendano l’aumento dei prezzi con il caro ombrellone, sottolineando la necessità di garantire la sostenibilità economica delle proprie imprese, è evidente che un ripensamento complessivo del settore sia ormai indispensabile.
Investire in servizi innovativi, promuovere politiche di riduzione dell’impatto ambientale e offrire formule più flessibili potrebbero aiutare a recuperare i flussi perduti. La sfida è tradurre queste idee in azioni concrete, conciliando il bisogno di profitto con l’aspettativa di vacanze alla portata di tutti. Solo così si potrà evitare una fuga costante verso altri mercati e trasformare il litorale italiano nel simbolo di una rinnovata cultura turistica.
Se vuoi aggiornamenti su Finanza Personale inserisci la tua email nel box qui sotto: