Carrello più leggero, prezzi più alti: la sfida delle famiglie tra risparmio e qualità
Analisi Istat: dal 2019 al 2025 i prezzi alimentari in Italia crescono meno che in UE, ma incidono sul potere d'acquisto delle famiglie.
Fonte immagine: Finanza.com
La lieve frenata osservata nell’aumento dei prezzi alimentari negli ultimi mesi non deve trarre in inganno: secondo i dati istat, le percentuali di crescita rispetto al 2019 rivelano una tendenza meno impetuosa rispetto ad altri Paesi europei, ma comunque persistente. Il rincaro è andato di pari passo con una pressione costante nel carrello della spesa, dove si registra uno scostamento dei consumi quotidiani di molte famiglie.
Questo impatto risulta ancora più evidente se guardiamo al deterioramento del potere d’acquisto di chi garantisce la spesa settimanale, costretto a rivedere le proprie priorità e a valutare alternative più economiche. Inoltre, l’ombra di una vera e propria spirale di inflazione potrebbe condizionare le politiche di acquisto anche nel medio termine, incluse strategie di risparmio energetico e rinunce a beni considerati non essenziali.
Rialzi e confronti a livello europeo
L’Europa delude le attese in termini di stabilità dei prezzi, con un impatto diretto sulle scelte dei consumatori. Nel dettaglio, a incidere sulle spese alimentari sono stati soprattutto i forti aumenti dei prodotti di uso comune, come l’olio di oliva e il fresco incrementi di burro. Se l’Italia segna un +30,1% sui prezzi dal 2019, la Germania supera il 40%, mentre la Francia non sfonda la soglia del 30%, ma comunque evidenzia segnali di tensione. Questo quadro a macchia di leopardo evidenzia l’influenza di vari fattori regionali, tra cui gli interventi statali sui costi energetici e le oscillazioni delle materie prime legate al mercato internazionale.
Evoluzione dei prodotti di base
Non stupisce che l’andamento di beni come il riso, il caffè o il cacao abbia registrato picchi importanti, data l’alta dipendenza dalle importazioni. Tuttavia, fa rumore l’impatto sul costo della pasta, del pane e dei formaggi, alimenti radicati nella tradizione culinaria nazionale, ma sempre più costosi.
In prospettiva, diversi settori dell’industria agroalimentare stanno esplorando strategie di contenimento dei costi, tra cui accordi di filiera e politiche di approvvigionamento più mirate. Per molte famiglie, ciò significa rivalutare i menu settimanali, magari sostituendo prodotti di marca con alternative meno costose, senza però rinunciare alla qualità di base.
Cambiamenti nelle abitudini di consumo
Nella quotidianità, i consumatori adottano soluzioni percorribili per fronteggiare i rincari, prestando maggiore attenzione a sconti e promozioni e privilegiando formati famiglia. Al contempo, si assiste a un progressivo calo dell’acquisto di beni ritenuti secondari, come alcuni snack o bevande speciali, in favore di una spesa più essenziale.
Questo adattamento, oltre a riflettere le nuove strategie di risparmio, mette in luce una trasformazione profonda del comportamento d’acquisto, influenzata sia dalle condizioni economiche generali sia dalla consapevolezza di dover ottimizzare le risorse disponibili. Rimangono dunque sotto stretta osservazione le dinamiche macroeconomiche, nel tentativo di scongiurare ulteriori pressioni sui consumatori e sull’intero sistema di distribuzione alimentare.
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