Finanza Personale Risparmio Carrello della spesa più caro: l’inflazione scende ma i prezzi alimentari salgono

Carrello della spesa più caro: l’inflazione scende ma i prezzi alimentari salgono

Nonostante il rallentamento dell'inflazione, i prezzi alimentari continuano a salire, mettendo sotto pressione il carrello della spesa delle famiglie italiane.

6 Settembre 2025 16:00

In un contesto che sembra voler rassicurare sulla diminuzione generale dei costi, molte famiglie italiane continuano a segnalare un aumento allarmante nel proprio bilancio quotidiano. Il cosiddetto “carrello della spesa” appare più pesante che mai, a dispetto dei dati ufficiali che descrivono un rallentamento della inflazione.

La sensazione diffusa, infatti, è che il risparmio promesso da alcune rilevazioni statistiche non sia in grado di compensare i rincari dei beni più comuni, rendendo complicato tenere sotto controllo la spesa al supermercato e adattare le abitudini di acquisto alla nuova realtà economica.

Contraddizioni nei dati

Secondo le ultime analisi Istat di agosto 2025, mentre l’indice generale dei prezzi frena grazie alla riduzione dei costi legati ai beni energetici, i prezzi alimentari hanno registrato un consistente incremento. In particolare, si è riscontrato un aumento del 2,7% per i prodotti lavorati rispetto all’anno precedente e un ulteriore 3,5% per i prodotti non lavorati.

È un quadro che si discosta dalla percezione di stabilità diffusa sui mezzi di informazione: nonostante il leggero calo dei costi energetici regolamentati, le famiglie si ritrovano a dover spendere di più proprio per articoli basilari come pasta, pane, latte, olio e carne. Questa dinamica contraddice le previsioni più ottimistiche sul calo generale dei prezzi, lasciando molti italiani perplessi di fronte a incrementi così selettivi.

Effetti sul potere d’acquisto

Gli italiani si trovano costretti a rivedere le strategie di acquisto in modo radicale: tra gennaio e aprile 2025, le vendite alimentari sono diminuite dell’1,2% in volume, ma cresciute dell’1,4% in valore rispetto allo stesso periodo del 2024.

Ciò significa che le famiglie acquistano meno prodotti, eppure finiscono per pagare cifre uguali o superiori, segnalando una sofferenza del potere d’acquisto. Questa situazione, quantificabile in 183 euro annui in meno per nucleo familiare, appare tuttora senza una risposta chiara: la riduzione dei costi dell’energia (cresciuti “solo” del 12,9% contro il precedente 17,1%) non basta a controbilanciare gli aumenti che colpiscono i beni di prima necessità, innescando un senso di sfiducia nei confronti delle prospettive future.

Ripensare la “spesa famiglie”

L’apparente rallentamento dell’inflazione complessiva può dunque creare un’illusione ottica su quello che è il reale impatto del caro-vita. Proteine, carboidrati e vegetali costano, in media, più di prima, e ciò conduce le persone a ripensare la propria spesa con nuove strategie: risparmio su prodotti ritenuti “superflui”, maggiore attenzione alle promozioni, fino a un uso più razionale di ogni singolo alimento.

Questa nuova mentalità di “spending review” familiare nasce dalla necessità di riconciliare i bilanci domestici con la realtà di un mercato in cui i segnali positivi restano circoscritti a poche voci di costo, lasciando intatte le difficoltà di chi deve affrontare quotidianamente il problema del budget alimentare.

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