Finanza Personale Multe pezzotto, si punta al blocco delle VPN per arginare la pirateria

Multe pezzotto, si punta al blocco delle VPN per arginare la pirateria

VPN e pirateria: nuove norme in Francia e Italia contro la trasmissione illegale di eventi sportivi. Criticità e prospettive future.

23 Maggio 2025 10:58

Il panorama della lotta alla pirateria digitale, specialmente nel contesto degli eventi sportivi, si presenta come un terreno ricco di sfide e contraddizioni in Europa. Tra normative in evoluzione e tecnologie sempre più sofisticate, la questione si intreccia con la libertà della rete e il diritto di accesso ai contenuti.

In Italia, il sistema Piracy Shield, pur segnando alcuni successi, si è rivelato un meccanismo non privo di falle. Ad esempio, l’errato blocco di piattaforme legittime come Google Drive ha sollevato non poche critiche. Questi episodi sottolineano quanto sia complesso bilanciare il controllo e la tutela dei diritti digitali.

VPN e pirateria, la situazione di Italia e Francia

In un quadro così complesso, spicca il ruolo di Sp Tech, una startup legata alla Lega Serie A, che si occupa della gestione del sistema anti-pirateria italiano. Tuttavia, con un fatturato di soli 415.000 euro e un team di appena cinque dipendenti, l’azienda appare sottodimensionata per far fronte a situazioni di emergenza. Inoltre, i suoi legami con lo Studio Previti, fondato dall’ex ministro Cesare Previti, sollevano interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia della governance.

Guardando oltre i confini italiani, la Francia si distingue per un approccio deciso e innovativo. Una recente sentenza del Tribunale di Parigi ha obbligato i fornitori di VPN, tra cui NordVPN, CyberGhost e SurfShark, a collaborare attivamente per bloccare i siti che trasmettono contenuti sportivi illegali. Questo intervento si basa sul Code du Sport, che prevede tempi di reazione rapidi per l’eliminazione dei contenuti non autorizzati. Tale normativa rappresenta un modello di riferimento per altri paesi, come sottolineato dal commissario Agcom, Massimiliano Capitanio. Egli ha evidenziato come questo approccio sia in linea con il Digital Service Act europeo, aprendo la strada a un’armonizzazione normativa su scala continentale.

Tuttavia, il sistema italiano rimane indietro rispetto a queste best practice. Una delle critiche principali riguarda l’assenza di meccanismi di ricorso adeguati, come evidenziato dalla Computer & Communications Industry Association. Questa lacuna alimenta un dibattito acceso sulla necessità di migliorare le garanzie per gli utenti, senza sacrificare l’efficacia delle misure repressive.

Le multe al “pezzotto” non sembrano una soluzione

Un aspetto cruciale del fenomeno della pirateria sportiva è la sua radice economica. In Italia, la frammentazione delle trasmissioni tra diversi broadcaster e i costi elevati degli abbonamenti spingono molti utenti verso soluzioni illegali. Questo scenario pone una domanda fondamentale: come rendere accessibili i contenuti sportivi senza compromettere la sostenibilità economica del settore? La risposta potrebbe risiedere in una maggiore cooperazione tra i vari attori coinvolti, dalla politica alle aziende tecnologiche, passando per i fornitori di contenuti.

La strada da percorrere è ancora lunga, ma l’obiettivo è chiaro: trovare un equilibrio tra repressione e libertà digitale, garantendo al contempo l’accesso a contenuti di qualità a prezzi equi. L’armonizzazione delle normative a livello europeo rappresenta un passo cruciale in questa direzione, pur rispettando le specificità nazionali. In questo contesto, l’esperienza francese potrebbe fungere da guida per un’evoluzione normativa anche in Italia, portando a un sistema più equo e trasparente.

 

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