Finanza Personale Mercati Commercio estero in crisi: l’export frena, pesano i dazi USA

Commercio estero in crisi: l’export frena, pesano i dazi USA

Nel 2025 le esportazioni italiane crollano dell’8,1% a causa dei dazi USA. Focus su settori colpiti, dati di mercato e strategie per le imprese.

30 Settembre 2025 17:30

Una flessione inattesa scuote il panorama commerciale estivo del 2025. Le esportazioni italiane registrano un duro colpo, con un calo complessivo dell’8,1% rispetto al mese precedente, mentre le importazioni diminuiscono del 7,1%. In primo piano si colloca il crollo del 21,2% verso gli Stati Uniti, bilanciato solo in parte dall’impressionante balzo del 68,5% delle merci in entrata da oltreoceano.

Questo forte squilibrio si lega ai nuovi dazi USA, varati dall’amministrazione Trump, che hanno innescato una corsa agli acquisti nei mesi precedenti e ora mostrano il loro impatto reale. La domanda americana, infatti, aveva innescato un fenomeno di frontloading: molte aziende statunitensi hanno anticipato le commesse a luglio, mese in cui si è registrato un insolito +9,9% nelle vendite extra-UE. Poi, con l’entrata in vigore delle tariffe, è arrivato lo stop.

Frenata nei mercati chiave

A preoccupare è soprattutto la frenata nei mercati extra-UE: Turchia, Cina e Giappone subiscono contrazioni a doppia cifra, mentre il Sud-Est asiatico si attesta su un calo del 10,8%. In controtendenza, Regno Unito e Svizzera mostrano segnali di vivacità, con un modesto aumento degli acquisti (rispettivamente del 4,9% e 4,7%), probabilmente trainato dalla domanda di prodotti a elevato valore aggiunto.

Sul fronte settoriale, i beni durevoli segnano la caduta più pronunciata con un -26,3%, seguiti dai beni non durevoli (-13,2%) e dai beni strumentali (-8,4%). A sorprendere in positivo sono i prodotti energetici, che salgono del 23,7%, e i beni intermedi, in lieve ascesa dell’1,9%.

Saldo e impatto sulle filiere

Nonostante le turbolenze, la bilancia commerciale con gli Stati Uniti mantiene un surplus che sfiora 1,2 miliardi di euro, supportato dall’incremento delle importazioni a stelle e strisce. Eppure, le ricadute economiche restano significative.

Il settore agroalimentare, fortemente dipendente dalla domanda estera, rischia perdite per 1,6 miliardi di euro, mentre il comparto vinicolo potrebbe ridurre il proprio fatturato annuale di 323 milioni. Le stime ipotizzano uno scenario ancora più critico nel medio termine, in caso di nuove penalizzazioni tariffarie o di inasprimento di quelle attuali.

Strategie e prospettive future

Questo contesto incerto spinge le imprese a rielaborare le strategie di internazionalizzazione. Diventa cruciale diversificare i mercati di sbocco, puntando su regioni meno esposte alle fluttuazioni politiche. Parallelamente, le associazioni di categoria sollecitano azioni diplomatiche più incisive, per scongiurare un ulteriore inasprimento dei dazi e per salvaguardare l’occupazione nelle filiere più fragili.

Il governo, invece, è chiamato a rafforzare gli strumenti di sostegno all’export, incentivando programmi di promozione e investimenti in tecnologie innovative. Solo attraverso una sinergia tra politica e imprenditoria sarà possibile arginare le perdite e valorizzare le eccellenze del made in Italy, trovando sbocchi alternativi e salvaguardando la vitalità dell’intero sistema produttivo.

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