Finanza Personale Centri estivi, quanto costano alle famiglie del Nord e del Sud

Centri estivi, quanto costano alle famiglie del Nord e del Sud

Centri estivi 2024: costi in crescita del 10%, famiglie alle prese con spese oltre 1.200 euro a figlio. Differenze tra Nord e Sud, servizi e sfide.

30 Giugno 2025 11:30

Le vacanze scolastiche italiane si confermano, anche quest’anno, un vero e proprio banco di prova per le famiglie. Con ben dodici settimane di pausa, tra le più lunghe d’Europa, molti genitori si trovano a dover escogitare soluzioni spesso complesse e, soprattutto, dispendiose per gestire il tempo libero dei propri figli.

Il nodo principale? La ricerca di un equilibrio tra lavoro e cura dei bambini, che rischia di diventare una corsa a ostacoli, specialmente quando entrano in gioco i centri estivi.

Centri estivi: una soluzione sempre più onerosa

I centri estivi rappresentano per molte famiglie la risposta più immediata alle lunghe settimane senza scuola, ma i costi sono ormai arrivati a cifre che fanno tremare i portafogli. Secondo l’ultima indagine Adoc-Eures, nel 2024 il costo medio settimanale per un centro a tempo pieno si attesta sui 154,30 euro, mentre per il part-time si scende a 85 euro.

Se si considera che per due figli la spesa può superare facilmente i 2.400 euro, si capisce come la questione stia diventando sempre più spinosa. Non si tratta solo di numeri: dietro questi dati ci sono famiglie che devono fare i conti con bilanci sempre più stretti, sacrificando magari altre voci di spesa per garantire ai figli un’estate ricca di stimoli e opportunità.

Divario Nord-Sud: le differenze territoriali pesano sul portafoglio

Le differenze territoriali sono un altro aspetto che balza subito agli occhi. Al Nord, in città come Milano, si toccano punte di 218 euro a settimana, mentre al Sud, a Bari, la spesa scende a 100 euro.

Un divario che si riflette non solo sulle possibilità economiche delle famiglie, ma anche sull’accesso ai servizi e sulle opportunità educative per i bambini. Non è solo una questione di cifre: la forbice tra Nord e Sud rischia di accentuare disuguaglianze già profonde, rendendo i centri estivi un privilegio per pochi, invece che un diritto per tutti.

Servizi offerti e qualità: non solo numeri

A fronte di costi sempre più elevati, le famiglie cercano almeno la garanzia di un servizio di qualità. E qui qualche nota positiva emerge: il 75% delle strutture offre la mensa, mentre il 44% include anche la merenda, segno che l’attenzione verso il benessere dei bambini resta alta.

Tuttavia, come sottolinea Anna Rea, presidente di Adoc, il rischio concreto è che queste tariffe “troppo elevate e spesso inaccessibili” vadano a compromettere le opportunità di apprendimento e socializzazione, soprattutto per i bambini delle famiglie meno abbienti. Il quadro che si delinea, quindi, è quello di un’Italia dove la gestione delle vacanze scolastiche si trasforma sempre più in una questione di possibilità economiche, e dove la parola chiave resta, purtroppo, disuguaglianza.

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