Allarme povertà: il 25% degli italiani a rischio
L'Italia è tra i Paesi UE quello con il più alto rischio povertà: 23% degli italiani vulnerabili e forte divario Nord-Sud.
Fonte immagine: freepik
La condizione di povertà che attraversa una parte consistente della popolazione italiana manifesta segni sempre più evidenti, mettendo in luce un quadro sociale in cui quasi un cittadino su quattro si ritrova in bilico.
L’ultimo rapporto illustrato a Cernobbio evidenzia un dato allarmante: il 23,1% degli italiani è vulnerabile dal punto di vista economico e vive quotidianamente l’insicurezza del proprio futuro. Questa spaccatura mette in discussione valori radicati nel tessuto del Paese, ponendo l’accento sull’importanza di intervenire con misure concrete. Senza un confronto aperto e una strategia comune, il rischio è di vedere amplificati stereotipi e disuguaglianze, scavando un solco profondo tra le generazioni.
Povertà in Italia: le dimensioni dell’esclusione sociale
Il fenomeno dell’esclusione sociale si rivela ancor più drammatico se si considera che, negli ultimi dieci anni, il numero di minori in povertà assoluta è cresciuto del 47%, toccando quota 1,3 milioni di bambini.
All’interno di questo scenario, la povertà educativa gioca un ruolo chiave: molti giovani faticano ad accedere a un percorso di istruzione solido, e chi riesce a completarlo incontra spesso ostacoli nel proseguire gli studi universitari, con un tasso di laurea del 31,6%, ben al di sotto della media UE. Questa spirale incide sul benessere complessivo, minando la coesione e la stabilità del Paese.
Le barriere digitali e il divario Nord-Sud
La carenza di competenze digitali incide in modo significativo sul livello occupazionale, tanto che il mercato del lavoro registra una domanda crescente di profili specializzati. Più del 41,5% delle offerte richiede competenze informatiche avanzate, mentre oltre 2,2 milioni di lavoratori qualificati risultano tuttora mancanti.
Questa lacuna si somma a un consolidato divario Nord-Sud, con diverse regioni meridionali fra le più svantaggiate d’Europa. La disomogeneità territoriale è accentuata dall’accesso limitato alle risorse digitali, che priva molti cittadini di opportunità di crescita professionale e culturale, ostacolando la piena inclusione sociale e aumentando la povertà.
Prospettive di rilancio e ruolo della Fondazione CRT
Uno studio prospetta che il raggiungimento degli standard europei in termini di formazione e sviluppo potrebbe generare 48 miliardi di PIL aggiuntivi, abbattendo di 2 milioni il numero di persone in condizioni di povertà.
È in questa direzione che la Fondazione CRT interviene, promuovendo iniziative congiunte tra istituzioni, imprese e società civile per potenziare la formazione dei giovani e offrire programmi di sostegno alle famiglie in difficoltà. Attraverso progetti mirati, l’obiettivo è contrastare la marginalità sociale favorendo la crescita economica e culturale, in modo da creare un circolo virtuoso che restituisca una prospettiva inclusiva a ogni cittadino, senza lasciare nessuno indietro.
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