Ferrero cambia rotta: la crisi delle nocciole colpisce anche l’Italia
Gelate e parassiti abbattono la produzione di nocciole in Turchia e Italia. Prezzi raddoppiati, Ferrero sospende acquisti e cerca nuovi fornitori.
La crisi che avvolge il mercato delle nocciole sta rapidamente riscrivendo gli equilibri mondiali, trascinando nell’incertezza produttori, esportatori e consumatori. Nel cuore della filiera, la Turchia affronta un panorama complesso segnato da una doppia calamità: una gelata anomala e la comparsa di parassiti aggressivi.
Questi fattori hanno profondamente eroso la capacità di raccolto, mettendo in seria difficoltà aziende simbolo come Ferrero, che in passato ha sempre fatto ampio affidamento sulla regione di Ordu per garantire la fornitura di materia prima. Intanto, anche l’Italia risente di questa tempesta: aree vocate come Piemonte e Lazio vedono i loro raccolti contrarsi, complicando ulteriormente il quadro globale.
Le cause del crollo
La concomitanza di eventi climatici estremi e l’emergere di nuove minacce fitosanitarie hanno spaccato i tradizionali modelli di produzione nocciole. Le abbondanti nevicate fuori stagione si sono trasformate in una gelata devastante, ritardando la maturazione e favorendo la proliferazione di parassiti in zone precedentemente risparmiate. Questi squilibri hanno innescato un effetto domino, riducendo sensibilmente i volumi destinati all’export.
Mentre gli intermediari cercano di tutelarsi trattenendo le scorte, i produttori locali guardano con profonda apprensione alla speculazione sui prezzi, ormai schizzati oltre ogni previsione. Un clima di incertezza che rischia di perdurare, destabilizzando la catena di approvvigionamento.
Effetti sulle filiere
Dall’industria dolciaria al mercato delle creme spalmabili, la Ferrero e altre aziende di punta stanno rivedendo le proprie strategie, orientandosi verso nuovi bacini come il Cile e gli Stati Uniti. Se da un lato l’accesso a differenti aree produttive aiuta ad ammortizzare gli shock, dall’altro comporta maggiori costi logistici e contratti spesso più onerosi.
I coltivatori turchi nella provincia di Ordu lamentano margini sempre più ridotti, complici la flessione delle esportazioni e la necessità di investire pesantemente per arginare parassiti sempre più resistenti. Nel frattempo, in Italia, si stima che le rese in Piemonte e in Lazio siano crollate di oltre il 60%, generando preoccupazione tra gli agricoltori e penalizzando l’intera filiera made in Italy.
Verso nuovi orizzonti
Nonostante il clima di forte instabilità, alcuni osservatori intravedono spiragli di cambiamento. La necessità di diversificare la provenienza delle nocciole potrebbe incentivare investimenti in ricerca, mirati a migliorare la produzione e a sviluppare varietà più resistenti ai fenomeni climatici estremi.
Nel breve termine, tuttavia, la pressione sui prezzi delle nocciole sembra destinata a crescere, costringendo aziende come Ferrero a immettere sul mercato prodotti con etichette più care. Al contempo, si inasprisce la battaglia politica per sostenere le regioni colpite, tra cui Turchia, Piemonte e Lazio, che sperano in misure di sostegno pubblico per traghettare il settore fuori da questa emergenza globale.
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