L’oro sta crollando: è il momento di vendere o di comprare?
In soli due giorni l’oro ha perso oltre il 6%: dietro il crollo ci sono tensioni geopolitiche in calo, forza del dollaro e vendite a raffica.
Fonte immagine: Finanza.com
Un’ondata di vendite ha colpito il mercato dell’oro negli ultimi giorni, scatenando un improvviso ribasso che ha portato il metallo prezioso a vivere la sua peggiore giornata degli ultimi dodici anni. Il 20 ottobre ha segnato un picco vicino al nuovo record storico con 4.381,52 dollari l’oncia, ma il giorno seguente si è assistito a un vero crollo quotazioni di circa il 5%, scendendo a 4.131 dollari, cui si è aggiunto un ulteriore calo dell’1% il 22 ottobre, fino a 4.076 dollari. Tali oscillazioni, lette in un contesto di sentiment incerto, riflettono l’elevata volatilità che caratterizza un mercato in continua evoluzione.
Vortice dei prezzi e fattori scatenanti
Alla base di questo scivolone va individuato innanzitutto l’allentamento delle tensioni di geopolitica, che aveva inizialmente alimentato la domanda del metallo come bene rifugio. Inoltre, l’apprezzamento del dollaro ha reso gli acquisti più costosi per gli investitori che operano con altre valute, favorendo una significativa presa di profitto dopo i rialzi delle settimane precedenti.
Tale dinamica viene definita da Carlo Benetti, market specialist di Gam, come parte di una “bolla antica” che da millenni eleva la percezione di valore di questo bene. Ciononostante, la gioielleria mantiene un peso rilevante, rappresentando circa il 45% delle riserve globali “fuori terra”, stimate in 97.149 tonnellate su un totale di 216.265 a fine 2024, a testimonianza di un utilizzo che resta solido a livello internazionale.
Il ruolo delle istituzioni e le implicazioni monetarie
La corsa dell’oro era stata sostenuta non solo dall’incertezza economica e dalle barriere commerciali, ma anche dalle politiche della Federal Reserve, orientate a stabilizzare la crescita economica attraverso decisioni sui tassi in un contesto di elevato indebitamento globale.
Un ulteriore elemento di supporto è arrivato dalle banche centrali dei Paesi BRICS ed emergenti, che dal 2022 hanno continuamente incrementato le loro riserve auree, raggiungendo masse di acquisto superiori a mille tonnellate l’anno. Questo riflette la ricerca di una copertura più ampia di asset non correlati, dettata anche da una progressiva diversificazione in risposta alle incertezze dei mercati valutari.
Strategie e scenari futuri
Gli analisti ritengono che la recente correzione potrebbe essere una normale pausa in un trend rialzista di lungo periodo, ma non escludono possibili fasi di volatilità in arrivo. In un simile scenario, la raccomandazione principale rimane la diversificazione portafoglio, così da bilanciare i rischi e cogliere eventuali opportunità che potrebbero emergere in futuro.
Riccardo Evangelista di ActivTrades interpreta le perdite recenti come un segnale di miglioramento del sentiment di rischio e di riduzione delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, aggiungendo che le fluttuazioni dell’oro continueranno a essere guidate dal mix tra fattori macroeconomici e contesti geopolitici. Il lungo periodo, dunque, è ancora tutto da scrivere e gli investitori restano in attesa di nuovi sviluppi che possano ridefinire il percorso del metallo più antico e discusso del mondo.
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