Fisco Tasse e imposte Crisi in Svizzera per i dazi USA: mucche da abbattere e orologi in saldo

Crisi in Svizzera per i dazi USA: mucche da abbattere e orologi in saldo

I dazi Usa al 39% sulle esportazioni svizzere provocano un crollo dell'export, crisi nei settori alimentare e orologiero e rischio di migliaia di posti di lavoro.

15 Ottobre 2025 14:30

Le notizie provenienti dagli Stati Uniti hanno scosso profondamente la fiducia dei mercati, con l’annuncio di nuovi e più elevati dazi che toccano il clamoroso 39%. In un clima di crisi economica crescente, molte aziende elvetiche si trovano improvvisamente a fronteggiare un salto di ostacoli che mette in discussione profittabilità e investimenti futuri.

L’effetto domino si è fatto sentire anche sui settori tradizionalmente solidi, evidenziando come questa tempesta commerciale rischi di trascinare la Svizzera in una fase di incertezza dai contorni ancora indefiniti.

Reazioni iniziali e impatto commerciale

Una delle conseguenze più immediate è stato il tonfo delle esportazioni svizzere, calate del 22,1% in poche settimane e fermatesi a 3,1 miliardi di franchi, il livello più basso dalla fase pandemica.

L’inasprimento delle tariffe rischia di colpire in modo trasversale diversi comparti, ma il settore alimentare appare fra i più vulnerabili: i produttori di formaggi tipici come la groviera si ritrovano con enormi eccedenze, costringendo gli allevatori a ipotizzare l’abbattimento di migliaia di mucche da latte. Questa prospettiva evidenzia la gravità di una crisi che potrebbe ben presto compromettere l’intera filiera agroindustriale.

Crisi produttiva e innovazione forzata

Anche l’industria orologiera, simbolo dell’eccellenza svizzera, risente di questa ondata di restrizioni. Emblematico è il lancio provocatorio di un nuovo modello ETA, “WHAT IF… TARIFFS?”, proposto a un prezzo simbolico di 139 franchi, soglia che rende evidente la tensione nel comparto.

Nel frattempo, alcune aziende leader come Victorinox valutano di trasferire parte dei loro stabilimenti in area UE, rinunciando però all’autorevolezza del “Made in Switzerland”. Per i produttori di macchinari di precisione, invece, la complessità delle filiere rende quasi impossibile delocalizzare, imponendo un ripensamento dei piani di sviluppo.

Tutela occupazionale e politiche governative

Nel frattempo, il rischio di perdere fino a 20.000 posti spinge il settore produttivo a chiedere interventi urgenti per salvaguardare il lavoro e preservare la competitività elvetica. Il governo svizzero ha già esteso l’indennità per lavoro ridotto da 18 a 24 mesi, nel tentativo di mitigare i danni a breve termine.

Nonostante il tasso di disoccupazione rimanga intorno al 2%, la prospettiva di un rallentamento duraturo desta preoccupazione tra gli analisti. In questo contesto, la possibilità di una cooperazione internazionale più ampia e di politiche commerciali alternative assume un valore strategico sempre maggiore.

Prospettive future

Nonostante l’incertezza attuale, molti operatori del mercato confidano in una risposta capace di innescare innovazione e nuove partnership commerciali. La strada verso la ripresa potrebbe passare da investimenti mirati in ricerca e sviluppo, volti a rafforzare la posizione competitiva del Paese.

Mantenere la reputazione di qualità e affidabilità, pur in uno scenario di pressing dei dazi, resta la sfida cruciale dei prossimi anni.

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