Russia, l’UE rinnova le sanzioni nonostante il no di Ungheria e Slovacchia
L'Unione Europea estende le sanzioni contro la Russia per altri sei mesi, mantenendo la lista nera e preparando nuove restrizioni su petrolio e flotta ombra.
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Le sanzioni dell’UE si protrarranno per ulteriori sei mesi, confermando la linea dura nei confronti della Russia e della sua invasione Ucraina. In un clima di trattative serrate, spicca la voce dell’Alta rappresentante Kaja Kallas, che sottolinea la determinazione europea nel bloccare ogni tentativo di aggirare le restrizioni economiche.
Nonostante le pressioni di alcuni Paesi come Ungheria e Slovacchia, la lista di 2.500 personalità coinvolte, tra cui Vladimir Putin e Sergey Lavrov, rimane invariata. Parallelamente, l’UE continua a monitorare con attenzione i beni congelati di origine russa, un imponente patrimonio di oltre 210 miliardi di euro che si cerca di preservare dall’influenza di Mosca.
Intanto, gli alleati oltreoceano si muovono con strategie diverse: mentre Washington valuta l’ipotesi di dazi punitivi, Bruxelles concentra i suoi sforzi contro la cosiddetta flotta ombra che agevola l’export petrolifero e rafforza la circolazione di capitali a sostegno delle mire espansionistiche del Cremlino.
UE e Russia: estensione delle restrizioni e negoziati interni
L’idea iniziale di concedere un rinnovo annuale alle misure deterrenti verso la Russia non ha retto davanti alle obiezioni di Budapest e Bratislava, che hanno spinto per mantenere la scadenza semestrale.
La presidenza danese, nel tentativo di evitare accese discussioni a scadenza ravvicinata, auspicava un accordo di più ampio respiro: eppure, la volontà di alcuni Stati membri di preservare rapporti commerciali con Mosca ha prevalso.
La compattezza europea resta una sfida, sebbene i governi più inflessibili sottolineino costantemente la necessità di un fronte unito. Questa decisione, oltre a rinnovare l’elenco di individui ed entità coinvolte, consolida l’approccio della Commissione nel predisporre nuove tipologie di restrizioni, volte a sigillare ogni possibile via di fuga dalle misure già attive.
Petrolio e sicurezza energetica
Non meno rilevante è la strategia dell’EU di ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili provenienti dalla Russia, con l’obiettivo di azzerare l’import di gas e petrolio di provenienza russa entro il 2027.
Tale scelta risponde tanto a motivi politici quanto a esigenze di sicurezza: le recenti tensioni hanno rafforzato la convinzione che la diversificazione energetica rappresenti un tassello fondamentale per l’autonomia dell’Europa. In parallelo, cresce l’attenzione intorno alla stabilità di altri fornitori e al futuro dei settori industriali legati a idrocarburi.
La “transizione verde”, a cui si aspira con sempre maggiore determinazione, passa anche attraverso mirati investimenti in infrastrutture capaci di limitare l’impatto delle nuove misure su cittadini e imprese.
Reazioni internazionali
Oltre Atlantico, la Casa Bianca lavora di concerto con Bruxelles, ma il diverso approccio di alcuni leader statunitensi suscita perplessità. L’ex presidente Donald Trump ha minimizzato di recente un episodio di droni russi avvistati sul confine polacco, mentre Donald Tusk, premier di Varsavia, ha ricordato l’importanza di una reazione coordinata e decisa.
Sul fronte diplomatico, i Paesi occidentali enfatizzano la necessità di impedire che Mosca possa sviluppare nuove politiche di sfruttamento energetico o espansione militare senza incontrare un’adeguata opposizione.
Per il momento, l’UE conta di mantenere viva la pressione con ogni mezzo possibile, confermando che l’ultimo pacchetto di restrizioni verso la Russia non è solo un atto formale, ma un segnale concreto a sostegno dell’Ucraina e della stabilità continentale.
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