Anticipo pensione: età, anni di contributi e assegno minimo da rispettare
Scopri come la Manovra 2025 modifica la pensione anticipata a 64 anni: requisiti, importi minimi, ruolo del TFR e vantaggi fiscali per lavoratori.
Fonte immagine: Finanza.com
La pensione anticipata offre uno spiraglio concreto a chi desideri lasciare il lavoro prima del canonico limite anagrafico, seppur vincolato da requisiti ben precisi. Nello scenario attuale, la soglia di età minima fissata a 64 anni si intreccia con la necessità di aver maturato almeno 25 anni di contribuzione, mentre gli importi dell’assegno pensionistico si rivelano sostanzialmente selettivi.
Per molti lavoratori, soprattutto quelli con retribuzioni medie o basse, risulta cruciale fare i conti con una previsione dettagliata del proprio reddito futuro, valutando nel contempo le opportunità di rafforzare la propria posizione previdenziale.
Parametri e soglie da tenere a mente
Al centro della questione si trova l’importo minimo, che, per gli uomini, non può scendere al di sotto di 1.603,23 euro mensili. Le lavoratrici, invece, vedono modulazioni leggermente più flessibili: 1.496,35 euro con un figlio a carico e 1.389,47 euro se i figli sono due o più.
Queste cifre evidenziano come il meccanismo, pur estendendosi anche a chi ha iniziato a versare prima del 1996, selezioni in maniera naturale coloro che possiedono retribuzioni elevate o comunque stabilmente superiori alla media. Ne segue che, per centrare il livello di pensione desiderato, occorrerebbe un reddito annuo intorno ai 53.000 euro, lasciando fuori una fascia importante di lavoratori che non sempre riescono a rispettare parametri così ambiziosi.
Il peso delle retribuzioni e il ruolo chiave del TFR
Proprio per chi intravede la possibilità di integrare lo stipendio con ulteriori forme di sostentamento, il TFR costituisce un tassello fondamentale. Quando destinato a un fondo pensione, non solo contribuisce a innalzare la rendita, ma offre interessanti vantaggi fiscali grazie alla deducibilità dei contributi fino a 5.164,27 euro annui e a una tassazione agevolata sulle prestazioni finale compresa tra il 9% e il 15%.
Inoltre, il contributo aggiuntivo introdotto dal datore di lavoro può rappresentare un ulteriore elemento di stabilità, creando le condizioni per un miglior equilibrio nel momento in cui si valuta l’uscita anticipata dal mercato del lavoro.
Strumenti complementari per una maggiore sicurezza
L’adesione alla previdenza complementare diventa dunque un passaggio indispensabile per coloro che temono di non poter raggiungere in modo autonomo una base pensionistica adeguata. Affidarsi a forme integrative consente infatti di contenere le incertezze tipiche dei sistemi pubblici, offrendo un approccio più bilanciato tra i rischi e i benefici di medio-lungo periodo.
In particolare, chi ha carriera discontinua o redditi complessivamente meno consistenti potrà beneficiare di un’integrazione altrimenti difficilmente conseguibile. Di fronte a uno schema previdenziale che pone soglie d’accesso piuttosto elevate, la possibilità di accumulare risorse aggiuntive e stabilizzare il proprio futuro appare come un orizzonte più che mai realistico, assicurando maggiore tranquillità nella fase successiva all’attività lavorativa.
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