Lavoro Troppi dati sui dipendenti: scatta la multa per violazione della privacy

Troppi dati sui dipendenti: scatta la multa per violazione della privacy

Sanzione di 50.000 euro a una metalmeccanica per violazione GDPR e Statuto dei Lavoratori. Il Garante Privacy richiama le aziende alla trasparenza.

2 Settembre 2025 12:00

Una recente sanzione da 50.000 euro ha acceso i riflettori sul delicato equilibrio tra controlli interni e tutela delle persone in ambito lavorativo. A subire il provvedimento è stata un’azienda metalmeccanica di rilevanza nazionale, colpita dal provvedimento emesso dal Garante della Privacy per aver imposto controlli sanitari sistematici ai propri dipendenti al termine di ogni periodo di malattia.

Tali verifiche, pensate per accertare lo stato di salute del personale, si sono trasformate in procedure invasive e potenzialmente vessatorie, mettendo in discussione la liceità di un approccio che, anziché salvaguardare la persona, ha finito per oltrepassare i limiti della correttezza. La vicenda solleva interrogativi cruciali su come garantire un ambiente di lavoro etico e rispettoso, in cui le regole interne non ledano mai i diritti fondamentali dei lavoratori.

Le pratiche di controllo interno

L’obbligo di sottoporsi a visite mediche approfondite, indipendentemente dalla durata o dal tipo di assenza, ha suscitato forti perplessità per la possibile violazione dei principi sanciti dal GDPR. Questo Regolamento, infatti, impone trasparenza, finalità chiare e un uso responsabile delle informazioni personali, in particolare quando si tratta di dati sensibili come quelli legati alla salute dei dipendenti.

Gli accertamenti interni erano condotti in modo da raccogliere una mole di informazioni non sempre pertinenti al fine del reintegro in servizio. Un simile approccio non solo incrina la fiducia tra azienda e lavoratore, ma rischia anche di indebolire quel senso di collaborazione su cui si fonda una cultura aziendale sana.

Rischi e normative coinvolte

Il provvedimento dell’Autorità ha evidenziato il mancato rispetto di alcune disposizioni chiave, tra cui quelle stabilite dallo Statuto dei Lavoratori, che vietano qualsiasi indagine su aspetti della vita privata non strettamente connessi all’attività professionale. La sanzione diventa quindi un caso emblematico per comprendere quanto sia essenziale tutelare la privacy dei dipendenti e mantenere un rapporto di reciproca fiducia in azienda.

Ogni direzione aziendale chiamata a valutare le condizioni psicofisiche del personale deve agire con cautela e proporzionalità, evitando di acquisire dati ultra-personali che superino la finalità del singolo controllo. In caso contrario, le sanzioni amministrative e il danno reputazionale possono risultare molto elevati.

L’importanza del consenso e della formazione

Il richiamo dell’Autorità è altresì un invito a investire in procedure trasparenti e a garantire il pieno consenso informato dei lavoratori. Questo principio, quando rispettato, favorisce la costruzione di un clima aziendale basato sul rispetto e sulla collaborazione, in cui ognuno si sente adeguatamente tutelato.

Al contrario, forzare pratiche di controllo e acquisizione di dati sanitari può generare tensioni e diffidenza, compromettendo la produttività e l’immagine dell’organizzazione. In definitiva, assicurare la corretta gestione delle informazioni e l’equilibrio tra le esigenze di verifica e la riservatezza individuale significa porre le basi per un ambiente di lavoro sostenibile, dove competenze, dignità e benessere dei dipendenti continuino a essere al centro dell’attenzione.

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