Francia accusa l’Italia di dumping fiscale: la flat tax attira i super-ricchi
La Francia accusa l’Italia di dumping fiscale per la flat tax sui residenti stranieri. Cresce la mobilità dei grandi patrimoni e dei pensionati in Europa.
Fonte immagine: Finanza.com
Non è un mistero che Francia e Italia stiano vivendo un momento di tensione sul fronte tributario, con i riflettori puntati sulla flat tax. Questo sistema, introdotto inizialmente dal governo Renzi nel 2017 e ora potenziato, appare agli occhi di Parigi come una forma di dumping fiscale.
Chi sceglie di trasferire la propria residenza fiscale all’ombra del Colosseo può versare un’imposta fissa sui redditi esteri, evitando le aliquote progressive vigenti al di là delle Alpi. La misura, recentemente ampliata dal governo italiano, ha portato a una crescita esponenziale dei contribuenti più abbienti che decidono di fissare dimora nel Bel Paese.
La controversia tra Stati
L’accusa principale di Parigi è che la strategia fiscale italiana stia danneggiando la competitività transalpina, attirando un numero sempre maggiore di grandi patrimoni. Secondo le stime, ormai si parla di oltre 2.200 nuovi residenti di fascia alta, autentici ultra high net worth individuals, pronti a beneficiare di condizioni vantaggiose.
Nonostante questa ondata, la comunità francese in Italia resta piuttosto contenuta, occupando appena l’undicesimo posto per presenze straniere complessive. Eppure, la questione ha assunto toni perentori quando i rappresentanti francesi hanno definito “non sostenibile” un sistema che sarebbe soggetto all’instabilità normativa tipica della penisola, sollevando dubbi sulla tenuta del regime forfettario nel medio periodo.
Trasferimenti e ripercussioni
Non solo capitali e investitori d’Oltralpe: anche i pensionati italiani si sono messi in moto, scegliendo mete alternative per alleggerire il peso fiscale.
Tra il 2019 e il 2023, circa 2.300 persone hanno optato per la Spagna, favorita da regole favorevoli e un costo della vita spesso più contenuto. Non mancano altri Paesi come Tunisia, Albania e Romania, tutti in grado di esercitare un fascino significativo sul fronte della mobilità fiscale.
Tale scenario suggerisce una tendenza continentale alla ricerca di giurisdizioni “amichevoli”, generando un vortice di partenze e arrivi che coinvolge diverse fasce di reddito.
Prospettive e riflessioni
La recente scelta del governo Meloni di inasprire il regime forfettario, innalzandone l’importo a 200.000 euro l’anno, conferma la volontà di attrarre un’élite globale in grado di contribuire, almeno parzialmente, alle casse statali.
Resta da capire se questa politica resisterà agli occhi critici delle istituzioni europee, sempre più inclini a regolamentare gli squilibri all’interno dell’Unione. Di certo, la competizione tra sistemi tributari rimarrà un tema caldo: i movimenti di denaro e persone evidenziano un panorama in evoluzione, in cui la ricerca di vantaggi e stabilità gioca un ruolo primario per chiunque voglia mettere radici in un paese estero.
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