Trump sfida l’UE: “O investe o dazi al 35%”
Donald Trump minaccia dazi al 35% contro l’UE se non arrivano investimenti da 600 miliardi: mercati europei in calo e tensioni crescenti.
Fonte immagine: unsplash
La recente ondata di tensione tra USA e UE è esplosa quando Trump ha preannunciato un possibile innalzamento dei dazi al 35% se l’UE non rispetterà il piano di investimenti precedentemente concordato.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, Washington ritiene che tali accordi siano vincolanti e che l’Europa debba riversare centinaia di miliardi di euro oltreoceano, puntando in particolare su acquisti di materie strategiche.
Dall’altro lato, Bruxelles insiste sul fatto che si tratti di un’interpretazione scorretta e che ogni singolo Stato membro possa decidere in autonomia come e dove allocare le risorse. Il braccio di ferro ha già generato ansia nei settori commerciali europei, che temono un’ulteriore escalation capace di aggravare lo scenario economico globale.
Trump e dazi: la sfida su gas e petrolio
Nell’accordo contestato dai dazi, figura una quota assai rilevante di gas naturale e di petrolio statunitense, una mossa pensata per ridurre la dipendenza energetica europea da fornitori asiatici e mediorientali.
Tuttavia, alcuni analisti di spicco ritengono che si tratti di una strategia strettamente protezionistica, voluta per favorire le compagnie estrattive americane e bilanciare il disavanzo commerciale.
Dalla parte europea si sottolinea come l’obiettivo non possa essere raggiunto unicamente attraverso acquisti aggiuntivi di combustibili fossili, poiché Bruxelles intende concentrare gli sforzi anche sulle energie rinnovabili. Intanto, si registra un clima di attesa diffusa, nel timore che la collaborazione transatlantica possa spezzarsi ulteriormente.
La questione farmaceutica e gli effetti sui mercati
Lo scontro commerciale non si limita all’energia: prodotti farmaceutici di alta fascia, soprattutto provenienti dalla Svizzera, rischiano di essere colpiti da pesanti dazi ora fissati al 39%, con la prospettiva di salire vertiginosamente entro i prossimi due anni. Incertezza e volatilità hanno già fatto contrarre gli investimenti in ricerca e sviluppo, complicando la gestione dei brevetti e dei flussi logistici internazionali.
Nel frattempo, i mercati finanziari europei hanno reagito con un’ondata di vendite: le principali borse del Vecchio Continente hanno evidenziato flessioni tra il 2,5% e il 3%, mentre diversi istituti di credito italiani hanno accusato ribassi considerevoli, alimentando dubbi sulle prospettive economiche a medio termine.
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